«Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo». È certamente stato questo, uno degli adagi più famosi del filosofo George Santayana, a guidare l’autore nel redigere questa «guida».
“Alle spalle della linea gotica. Storie, luoghi, musei di guerra e Resistenza in Emilia-Romagna“, di Claudio Silingardi, è un lavoro, com’è diligentemente spiegato nella prima parte del libro dedicata alla contestualizzazione storica, che intende spingersi oltre rispetto alle raccolte, ampiamente circolanti nel territorio emiliano-romagnolo, a uso prettamente turistico dedicate ai «luoghi della memoria» della Seconda guerra mondiale e della Resistenza.
Un baedeker della geografia memoriale dell’Emilia-Romagna, dunque, che della «guida turistica» ha mantenuto la carta lucida, l’impostazione grafica, l’abbondante utilizzo delle fotografie, l’ausilio di strumenti come le cartine. Ma che si è posto l’obiettivo – e ci pare lo abbia conseguito – di interpretare il «luogo» nei suoi aspetti spaziali e temporali come la chiave plastica per una comprensione più compiuta dei processi e dei soggetti che hanno contraddistinto la guerra guerreggiata e il conflitto civile «al di qua» della linea Gotica.
In questa prospettiva, pertanto, vanno ricomprese le parti dedicate alle vicende dell’internamento e della deportazione che si soffermano sui luoghi della persecuzione antiebraica (Bologna, Modena e Reggio Emilia) e quelle dedicate ai musei ebraici di Bologna, Soragna e Ferrara. Così come quelle che si interessano al museo del combattente di Modena, al campo di polizia e di transito di Fossoli e all’esperienza di Villa Emma. Va da sé che le parti più estese del volume sono quelle dedicate alla violenza fascista e nazista (Ferrara, Monte Sole), ai rastrellamenti nelle province di Parma e Piacenza, a Bologna – non a caso definita «una città in guerra» –, al museo consacrato alla famiglia Cervi di Gattatico e alla Repubblica di Montefiorino. Un’attenzione particolare, poi, è stata dedicata alla ricostruzione degli itinerari dei sentieri partigiani sugli appennini e nelle zone lagunari. Un’utile cronologia e una breve bibliografia ragionata concludono il lavoro di Silingardi.
Un libro, quindi, che approfittando della decennale consuetudine dell’autore con le tematiche specifiche rappresenta un imprescindibile strumento per ricostruire con dovizia di particolari non solo le vicende belliche e civili degli anni resistenziali ma che, allo stesso tempo, permette una rilettura dei processi socio-culturali che in Emilia-Romagna più che in altre regioni hanno fondato e via via rielaborato il rapporto fra territorio e memoria, fra luogo e identità, fra storia e comunità.
Marzia Maccaferri