“Quel che resta…Storie di Guerra e di Resistenza” è un delicato omaggio che Guidotti, con tratto lieve, rende a un mondo neppure sommerso, ma in gran parte scomparso. O forse ancora vivo solo in sterili dispute politiche.
Storie vere velate con l’occultamento dei personaggi reali che hanno compiuto le azioni raccontate quasi mai in presa diretta ma attraverso l’uso della Memoria. O evocata attraverso dialoghi fra chi c’era allora e chi è giovane oggi. O chiamando sul palcoscenico fantasmi. O facendo scontrare chi vorrebbe che la Resistenza fosse storia presente e chi invece vorrebbe diluirla in una storia ove i confini fra libertà e dittatura, fra chi torturò e chi fu torturato fossero indistinguibili. Fra questi personaggi ci sono anche gli aguzzini nazifascisti e partigiani uccisi da altri partigiani all’indomani della Liberazione. Senza sconti. E di partigiani condannati senza colpa. Chi conosce però un minimo la storia che va dal settembre 1943 al 25 aprile 1945 e oltre saprà, come un gioco, ridare ai protagonisti di questo elegante esercizio di memoria nomi e cognomi.
Uno svelamento che lasciamo ai lettori dell’agile libretto. Guidotti ingaggia una lotta corpo a corpo con la memoria di un passato che vorrebbe invece presente non tanto per nostalgia ma per omaggio a coloro che furono protagonisti di quell’epopea. Una memoria che insegna, che educa al sacrificio per il bene comune. E per raccontare questa storia divisa in racconti l’autore, che la percepisce come assenza, si affida a una scrittura crepuscolare, e quindi mai ridondante. Una scrittura riflessiva senza scatti. Una scrittura come può essere lo sci di fondo rispetto alla discesa libera. Né grimpeur né velocista ma regolare passista che si gode, con gli occhi velati di lacrime trasparenti, il panorama una pedalata dopo l’altra.