Istoreco si unisce alla presa di posizione l’Istituto nazionale Ferruccio Parri -rete degli istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea.

 

In merito alle dichiarazioni del Presidente del Senato Ignazio La Russa l’Istituto nazionale Ferruccio Parri -rete degli istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea-, per rispetto alla verità storica, dichiara:

  • L’ attacco partigiano di via Rasella fu un legittimo atto di guerra condotto contro una pattuglia di poliziotti altoatesini appartenenti al terzo battaglione Bozen.
  • Il Polizeiregiment Bozen comprendeva tre battaglioni, si era formato nel settembre 1943, subito dopo che i Tedeschi, a seguito dell’armistizio, avevano costituito l’Operationszone Alpenvorland, (Zona di Operazione delle Prealpi), che comprendeva le province di Belluno, Trento e Bolzano.
  • I suoi membri, a seguito della opzione del 1939, avevano preso la cittadinanza tedesca.
  • Il Bozen non era una banda musicale ma un battaglione di polizia armato di pistole mitragliatrici e bombe a mano, che stava ultimando il suo addestramento.
  • L’età media dei componenti era sui 35 anni (avevano un’età dai 26 ai 42 anni), quindi certamente non delle giovani reclute ma neppure dei semi pensionati
  •  È bene ricordare che gli altri due battaglioni del reggimento Bozen erano stati subito impiegati in funzione anti partigiana in Istria e nel Bellunese, dove si erano resi autori di stragi.
  • Il battaglione oggetto dell’attacco di via Rasella è stato successivamente impiegato in Italia in funzione antipartigiana.
  • A seguito dell’attacco i Tedeschi fucilarono alle Fosse Ardeatine 335 fra antifascisti, partigiani, ebrei, detenuti comuni. Le liste furono compilate con l’aiuto della Questura di Roma.
  • Per tale atto il Questore di Roma, Pietro Caruso, il 4/6/44 fu condannato a morte dall’Alta Corte di Giustizia per le sanzioni contro il fascismo. La sentenza fu eseguita il 22/9/44.