Armando Arduini (Cadelbosco di Sotto 16/04/1887 – Villa Seta 19/03/1922)

Ricostruire la storia di Armando Arduini, a cento anni dal suo assassinio, vuol dire, tra le tante cose, anche immergersi nell’immaginario delle campagne reggiane di inizio Novecento. Un contesto di braccianti e di lavoratori stagionali, di famiglie numerose e di osterie di piccoli borghi della piatta campagna della Bassa reggiana. Allo stesso tempo dobbiamo calarci nel contesto politico dell’epoca: delle leghe bracciantili, delle cooperative e delle case del popolo, del socialismo prampoliniano e, nel 1922, dello squadrismo fascista prepotente e prezzolato dagli agrari.

Armando Arduini, 34 anni, bracciante socialista di Villa Seta, comune di Cadelbosco di Sopra, come di consueto per molti la domenica la passava tra la famiglia e l’osteria. La sera del 19 marzo 1922 Arduini è all’Osteria Fieni di Villa Seta quando viene avvicinato da quattro fascisti con la scusa di vendergli “All’Armi!”, il periodico dello squadrismo reggiano. Armando conosce già queste persone ha già avuto diversi scontri con i fascisti. Talmente tanti che gli squadristi avevano già preso diversi provvedimenti contro di lui, tra cui quello di limitare la sua libertà. Infatti pochi mesi prima era stato costretto con la forza a richiedere un “lasciapassare” dal fascio locale per girare liberamente nel suo paese. Una tecnica diffusa nei piccoli paesi da parte del fascismo e che spesso precedeva il bando della persona interessata. Arduini declina l’offerta del giornale, non ha nessuna intenzione di farsi provocare e per di più è pure analfabeta. I fascisti Antenore Spaggiari, Felice Pizzelli, Angelo Gasparini e Antonio Veronesi insistono. In particolare quest’ultimo, con fare intimidatorio, cerca di costringere Armando a comprare il giornale. Arduini sa da che parte stare, continua a rifiutare e secondo alcune fonti, di fronte all’insistenza, arrivò a dichiarare: “Sono analfabeta e non so neanche fare la O con il fondo del bicchiere”. In breve Arduini viene difeso da alcuni presenti e scortato a casa mentre lamenta con i compagni e con la moglie di essere perseguitato dai fascisti. Poco dopo però Armando esce nuovamente e si ritrova ancora davanti gli squadristi. Velocemente la situazione degenera e si trasforma in una vera e propria aggressione nei confronti di Arduini, i quattro armati di bastoni e armi da fuoco si scagliano contro Armando. Nella lotta Arduini riesce a trascinare Veronesi nel fosso ma dopo una breve colluttazione viene assassinato tra bastonate e colpi d’arma da fuoco. Alla scena assistono anche i tre figli e la moglie di Armando Arduini. Nove mesi dopo, il 5 dicembre 1922, si apre il processo nei confronti di Antenore Spaggiari, Felice Pizzelli, Angelo Gasparini e Antonio Veronesi con l’accusa di omicidio volontario. Tutti vengono assolti, nonostante le tantissime testimonianze a sostegno della colpevolezza dei fascisti. Alla lettura della sentenza alcune ragazze offrono fiori agli accusati e gli squadristi improvvisano un corteo per il centro di Reggio Emilia.
Armando Arduini però non venne dimenticato e questo drammatico episodio permase nella storia della comunità locale sino ad oggi. Alla memoria di Armando Arduini è dedicata una strada e un cippo nel comune di Cadelbosco di Sopra.

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