A cura di Massimo Storchi

Gli scontri di Porta San Paolo

Giovani ribelli con la maglietta a strisce (video)

Roma, Porta San Paolo, 6 luglio 1960.
Sono passati poco meno di diciassette anni dal 10 settembre 1943 quando proprio in quel luogo tanti antifascisti, tra i quali Bruno Buozzi e Sandro Pertini, si erano scontrati con le truppe naziste che stavano occupando la città. Viene richiesto da numerosi parlamentari del PCI e PSI di poter rendere omaggio al monumento che ricorda quella giornata nella mattina del 6 luglio. (Foto63_64_65)

Il Questore, che aveva concesso l’autorizzazione, la ritira nella sera precedente. In questo modo autorizzava a sciogliere con la forza qualsiasi aggregazione di persone lungo la pubblica via.

A Porta S.Paolo la mattina del 6, mercoledì, viene schierato un imponente contingente armato: reparti Celere, battaglioni dei Carabinieri, la squadra a Cavallo agli ordini del capitano D’Inzeo, perfino l’esercito che è stato consegnato in caserma pronto a intervenire. Ancora una volta si predilige una gestione dell’ordine pubblico manu militari, applicando rigidamente le disposizioni sull’ordine pubblico da mantenere a qualsiasi costo. La zona indicata come raduno dei manifestanti viene circondata dai mezzi della Polizia e dei Carabinieri: camion, jeep, gipponi, anche gli idranti. I funzionari della questura tradiscono il loro nervosismo per quella che sarà una giornata lunghissima, di cui non si vede la fine. Dal canto loro, i manifestanti non si sono fatti intimorire dal divieto della Questura: anche loro di buon’ora iniziano ad affluire nella zona di Porta San Paolo, dapprima a piccoli gruppi che formano capannelli qua e là, poi ingrossando le fila sempre più. Alle 9.30 la Questura riferisce al Ministero che in piazza ci sono circa nove-diecimila persone. L’ordine che viene emanato è altrettanto perentorio: quell’assembramento va sciolto.

I deputati, come era stato previsto e richiesto, cercano di deporre la corona di fiori ma lo spazio è esiguo e la situazione si complica. In attuazione degli ordini ricevuti la polizia e i carabinieri a cavallo (al comando dei quali sono i fratelli D’Inzeo, futuri olimpionici)  intervengono seguiti dalle unità motorizzate caricando i presenti. Le cariche dei carabinieri a cavallo creano un fuggi fuggi generale (Foto69_70). Gli scontri sono subito violenti e si protraggono per tutta la giornata. (Foto66_67_68)
Alcuni deputati, tra cui Pietro Ingrao, vengono arrestati. Sono effettuati numerosi arresti, tanto da dover utilizzare addirittura i camion per il trasporto dei fermati e dopo la saturazione delle celle della Questura, viene utilizzato anche lo spazio della caserma di Castro Pretorio.

Anche le vie del quartiere attiguo di Testaccio, uno dei rioni popolari di Roma, vengono invase dai poliziotti in cerca dei manifestanti e sono teatro di altri scontri. La risposta popolare è immediata: dalle finestre piovono oggetti, frutta e ortaggi per cercare di fermare i rastrellamenti in atto.
Solo in serata la polizia si ritira. I feriti sono 129, gli arrestati oltre 300. Fra le forze dell’ordine rimane gravemente ferito l’agente di Polizia Antonio Sarappa che morirà due mesi dopo.

 

 

 


Gli approfondimenti vanno parte delle nostre iniziative per il 60° anniversario dai Morti di Reggio Emilia

Per i morti di Reggio Emilia – 1960-2020


“Morire in piazza” – Nuova stanza di Livello9

Uno dei principali progetti portati avanti da Istoreco in questi anni è Livello9, il museo virtuale dei luoghi del ”900 di Reggio Emilia. Dal 6 luglio è visitabile “Morire in piazza”, la nuova stanza digitale dedicata agli episodi di repressione e violenza contro chi manifesta avvenuti nel territorio reggiano. Potrete scoprire i dettagli di “Morire in piazza” sul sito www.livello9.it.

Il 10 luglio, poi, verrà organizzata una passeggiata storica nel centro cittadino.