Settant’anni fa, con la promulgazione delle leggi razziali per mano del re Vittorio Emanuele II e di Benito Mussolini, l’Italia sanciva l’esclusione dal tessuto sociale, politico e culturale del nostro Paese di una parte della popolazione. Con il pacchetto legislativo più consistente in Europa dopo quello tedesco si consolidarono in questo modo prassi di isolamento umano e civile mai viste in precedenza, che colpirono principalmente gli ebrei, diversificando i cittadini attraverso la legge. Con l’intento di attraversare le distanze, e di leggere la storia cercando di comprenderne anche l’utilizzo pubblico che se ne fa, Istoreco ha concentrato il proprio sguardo su quello che definisce “Anniversario della vergogna”.
E’  il 17 novembre 2008, sono passati settant’anni dal decreto regio che proibì i matrimoni misti, escluse gli ebrei dalle scuole, dalle pubbliche amministrazioni, dall’industria, dal commercio e dal possesso di beni immobili.
Settant’anni da quando dìimprovviso si era diversi sottolinea Sandra Eckert, presidente della comunità ebraica di Modena e Reggio aprendo l’incontro organizzato lunedì pomeriggio in via Dell’Aquila, tanto da perder tutto e non essere riconosciuti più nemmeno italiani. Da sotto la volta della Sinagoga, nell’antico ghetto di Reggio, sono giovani, studenti ed adulti a voler ripercorrere i meccanismi che permisero in Italia la creazione di un razzismo strutturale e a voler capire cosa hanno rappresentato e prodotto le leggi razziali allora, e come ombre ed effetti si sono trascinati fino ad oggi.
E’ la lezione di Simone Duranti, borsista dell’Insmli, a guidare la platea. “Le colpe del razzismo fascista, che in Italia tendono ancora ad esser giudicate in modo deresponsabilizzato, si legano alla ricerca strutturale del nemico” spiega Duranti “Quando un popolo non si oppone a chi utilizza le galere per sopprimere il dissenso diventa normale che alla fine nessuno aiuta l’altro: vi è la paura da un lato; ma anche l’abitudine e la mancanza di una dialettica multiforme. Si crea una società dove ognuno muore solo” conclude “perchè lo Stato elimina ogni forma di diversità e il singolo suddito perde ogni conforto culturale”.

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ALCUNE IMMAGINI DELLA LEZIONE DEL 17 NOVEMBRE 2008 ALLA SINAGOGA DI REGGIO EMILIA