Un omaggio permanente ai dieci ebrei reggiani morti a Auschwitz. Un omaggio in cui tutti possono inciampare, letteralmente. Venerdì 9 gennaio 2015 è stato un momento importante per la storia locale reggiana, con la posa delle prime dieci pietre di inciampo in terra reggiana, voluta e finanziata dai Viaggi della Memoria di Istoreco.

Le pietre d’inciampo sono piccole opere d’arte urbane create dall’artista tedesco Gunter Demnig, parte di un museo diffuso sparso in mezza Europa per ricordare le vittime del nazismo nell’ultimo luogo in cui hanno vissuto libere. A Reggio Emilia, grazie a Istoreco, sono state sistemate di fronte alle abitazioni di dieci ebrei catturati dai fascisti fra il 1943 e il 1944 e deportati a Auschwitz/Birkenau, dove trovarono la morte. I loro nomi: Ada, Olga e Bice Corinaldi, Benedetto Melli, Lina Jacchia, Oreste Sinigalia, Beatrice Ravà, Iole e Ilma Rietti e Lucia Finzi. Assieme a Istoreco, hanno lavorato i ragazzi di diverse scuole superiori reggiane, grazie a un laboratorio di ricerca sulle singole storie: da questo progetto è nata una pubblicazione.

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LE PIETRE D’INCIAMPO
Cosa sono le pietre d’inciampo? Delle piccole opere d’arte diffuse, dei cubi di ottone che ricordano le persone deportate nei campi di concentramento e sterminio nazisti, dove hanno trovato la morte. Le piastre di ottone, rialzate dal pavimento normale, rappresentano un ostacolo dove inciampare, per poi guardare per terra e trovare i primi cenni sulle donne e gli uomini uccisi.
Sono incastonate in marciapiedi, piazze, strade, che ricordano la vittima, con i dati anagrafici e il luogo della sua morte. Frutto di un’idea dell’artista tedesco Gunter Demnig, che ha avviato il progetto a Colonia una ventina d’anni fa, vengono depositate dove la persona uccisa visse liberamente per l’ultima volta.
Con la loro posa Reggio si è unita a decine di località europee che già ricordano i deportati, fra cui Roma, Venezia, Merano e Genova. Nella nostra città le prime dieci pietre raccontano la storia di ebrei catturati dalla polizia italiana e poi consegnati ai nazisti, che li deportarono a Auschwitz dove morirono.