I libri di Storia raccontano nei minimi dettagli le fasi della guerra, le strategie, le tattiche politiche, tralasciando però il dopo: la pace, il ritorno a casa in un Paese diverso da come lo si è lasciato.

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La ritirata dell’Armir in Russia

“La storia del ritorno”, di Agostino Bistarelli, edito da Bollati Boringhieri, ci racconta del caos e dell’odissea dei reduci italiani dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Il libro ricostruisce l’universo del reducismo italiano del secondo dopoguerra con uno sguardo comparativo rispetto a quello degli altri paesi coinvolti nel conflitto, descrive l’interazione tra società e istituzioni nella determinazione delle condizioni degli ex combattenti per quanto riguarda sia l’aspetto morale sia la materialità della vita quotidiana, si sofferma sulla molteplicità di forme identitarie che riflettono le diverse esperienze del vissuto di guerra, illustra l’aspetto politico e istituzionale del tema. E dal punto di vista della ricomposizione della società italiana del dopoguerra fornisce indicazioni e nuovi elementi per altri argomenti di indagine, quali la funzione e il dibattito sull’assistenza sociale e sulle forme del welfare italiano, la mentalità del ceto politico antifascista nel suo farsi classe dirigente di fronte alle eredità del fascismo o per l’ideologia della ricostruzione.

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Lo consigliamo perché…

A differenza del tema dei reduci della prima guerra mondiale, quello trattato da Bistarelli è un argomento sostanzialmente inedito per la storiografia italiana (non però per la memoria privata), ma sicuramente importante in ragione della molteplicità di questioni (economiche, sociali, politiche, culturali) che tocca. A ciò si aggiunga la varietà delle esperienze (nel quadro, anch’esso consono alla seconda guerra mondiale, della scomparsa della netta distinzione tra militari e civili), esperienze nelle quali “si intrecciavano, e a volte si scontravano, figure diverse: c’erano il combattente, il prigioniero, il partigiano, il mutilato e figure che avevano vissuto più d’una di queste esperienze, ognuna segnata in modo peculiare dal proprio itinerario di guerra”. In questo contesto, le numerose associazioni di ex combattenti cercheranno (molto più dei partiti e dello stesso sindacato) di assumere un ruolo di mediatori, dal punto di vista sociale ed economico, nella difficile situazione della ricostruzione e di fronte a una disoccupazione di massa. Assunse però un ruolo fondamentale la Chiesa cattolica, che, con le sue associazioni caritative, esercitò un’egemonia assistenziale destinata ad avere caratteri duraturi.

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