Trova finalmente chiarezza e dignità storica la vicenda di Vito Rinaldi, giovane socialista morto per le persecuzioni subite.
Sabato 21 ottobre a Poviglio verrà presentata la ricerca curata dal Comune di Poviglio e da Istoreco per ricostruire la biografia di Rinaldi, una delle tante vittime reggiane della violenza squadrista della prima parte degli anni ’20 dello scorso secolo ricordate grazie al progetto provinciale “Buco Nero: la violenza squadrista in provincia di Reggio Emilia, 1920-1925”.
L’appuntamento è alle ore 10 di sabato 21 ottobre alla Sala civica “Rosina Mazzieri” (presso il Centro Culturale di via Parma 1, Poviglio) per “A cento anni dalla violenza dello squadrismo fascista a Poviglio”, evento ufficiale di presentazione di “Buco Nero, Poviglio 1923: lo squadrismo fascista e la morte di Vito Rinaldi” ricerca svolta da Istoreco in collaborazione con il Comune di Poviglio per ripercorrere l’esistenza di Rinaldi a cento anni dal suo assassinio.
L’evento si aprirà con i saluti e un breve intervento del dott. Giovanni Allodi, Vicesindaco di Poviglio, a cui seguirà la presentazione del lavoro svolto da parte del dott. Alessandro Incerti, ricercatore di Istoreco. Saranno presenti anche le alunne e gli alunni delle classi terze della scuola secondaria di primo grado “F. De Sanctis” di Poviglio – accompagnati dalla Dirigente scolastica dell’I.C. Poviglio-Brescello, prof.ssa Tiziana Segalini, e dalla referente prof.ssa Felicia Giovino – che nei prossimi mesi parteciperanno ad un laboratorio didattico a cura di Istoreco sulla figura di Rinaldi e sulla violenza squadrista.
LA VICENDA
Il 27 luglio 1923, Vito Rinaldi, giovane socialista povigliese moriva ad Ancona. La sua fine non fu che l’epilogo di una lunga persecuzione iniziata a Poviglio, sin dai primi mesi del 1921, nel momento in cui lo squadrismo fascista aggredì la provincia di Reggio Emilia prendendo di mira gli avversari politici.
Rinaldi, a soli vent’anni era il segretario del Circolo Giovanile Socialista del paese, una delle figure di riferimento per il socialismo locale, soprattutto fra i coetanei. A causa della sua attività politica venne preso di mira dai fascisti di Poviglio, guidati da Antonio Bigliardi, che avviarono una costante e precisa persecuzione nei suoi confronti. Prima attraverso minacce e poi con agguati a colpi di bastone, che compromisero gravemente la sua salute e portarono al decesso. Nei primi mesi del 1923 venne chiamato alle armi, considerato idoneo, e assegnato al 93° Reggimento di fanteria con sede ad Ancona. Ricoverato nell’estate 1923 all’Ospedale militare del capoluogo marchigiano, vi morì il 27 luglio, a soli vent’anni, lontano da casa.
Un’altra tappa del progetto “Buco Nero: la violenza squadrista in provincia di Reggio Emilia, 1920-1925”, avviato per ricostruire il vero e proprio assalto dello squadrismo fascista reggiano nei confronti di partiti e organizzazioni, uomini, donne e idee. Un attacco lanciato tra il 1920 e il 1921, grazie all’appoggio politico ed economico di diverse forze sociali del territorio, come gli agrari, che si concretizzò con devastazioni di cooperative e case del popolo, assassinii di militanti socialisti, comunisti, cattolici, anarchici sino alle minacce e alle occupazioni armate dei municipi che portarono alle dimissioni delle amministrazioni. Un esercizio della violenza precisa, consapevole e organizzata militarmente che, anche a Poviglio, rappresentò uno dei principali mezzi che spianò la strada verso il potere a Mussolini e alle camicie nere.
Pratiche che non terminarono con la salita al potere di Benito Mussolini ma che invece, con il governo fascista, fecero un vero e proprio salto di qualità. La morte di Rinaldi, infatti, avvenne in un contesto preciso, che solo nella provincia di Reggio Emilia costò la vita, tra agguati fascisti e persecuzioni delle camicie nere, ad altre sette persone.