Arrivati davanti al portone di Palazzo Ancini, ove ha sede la Camera del Lavoro, videro l’ingresso aperto. Saliti agli uffici i fascisti trovarono, a quanto si dice, opposizione al loro ingresso per parte di alcuni impiegati; ne nacquero colluttazioni lungo le scale con qualche colpo di bastone. I fascisti ben presto rimasero padroni dei locali. Allora penetrati negli uffici cominciò una irresistibile devastazione di mobili e registri, in gran parte gettati dalle varie finestre in via Farini, in via Serra e nel cortile interno. Dai cumuli poco dopo si innalzarono le fiamme, alimentate dai mobili stessi e dalle carte sconvolte. Le fiamme si innalzarono altissime, fin verso i tetti. Un altro incendio si sviluppava contemporaneamente nel negozio della stampa socialista, dove i fascisti erano entrati sfondando la porta.
(I gravissimi avvenimenti di ieri sera, “Il Giornale di Reggio”, 9 aprile 1921)
La proposta di costituire a Reggio Emilia una Camera del Lavoro fu avanzata nel corso di un congresso operaio tenutosi il 24 maggio 1901 per iniziativa della Federazione delle Cooperative di Lavoro e al quale parteciparono 77 associazioni: 22 cooperative di lavoro, 21 cooperative di consumo, 24 società di mutuo soccorso, 10 leghe di resistenza. Il congresso approvò con 70 voti favorevoli l’istituzione della Camera e deliberò inoltre di affidare ad una Commissione la compilazione di uno statuto. Il 7 luglio dello stesso anno, in un nuovo congresso provinciale, lo schema di statuto fu presentato e approvato, con poche modifiche, dai delegati di 70 associazioni. In base allo statuto la Camera aveva giurisdizione su tutta la provincia, sede nel capoluogo e comprendeva tutte le società di lavoratori che ad essa avessero dato formale adesione.
L’indirizzo e le linee di azione della Camera venivano discusse e deliberate dal Congresso, formato dai rappresentanti di tutte le società iscritte alla CdL, e veniva convocato di norma ogni anno. L’organizzazione della CdL venne divisa in tre rami (resistenza, cooperazione, previdenza), il primo dei quali risultava ulteriormente suddiviso in lavoratori della terra, che avevano una propria autonoma federazione provinciale, e operai dell’industria, organizzati in leghe provinciali, comunali e frazionali. Inoltre nel tempo si costituirono succursali o uffici della CdL anche in diversi Comuni della provincia, in particolare a Guastalla con attività particolarmente rivolta all’emigrazione e alla tutela delle mondariso.
La Camera del Lavoro costituiva il punto di riferimento ed il luogo simbolico dell’intero progetto riformista in terra reggiana, come centro di organizzazione politica e sindacale, come istituzione fondamentale operante sul territorio accanto al Municipio, alla Prefettura e alla Chiesa, ed infine come centro di compensazione e di mediazione tra istanze diverse e talvolta persino contrastanti.
Il primo segretario della Camera del Lavoro (1901) fu Antonio Vergnanini, da poco rientrato dalla Svizzera dove si era rifugiato nel 1895 durante la violenta repressione del Governo Crispi contro i socialisti. Vergnanini diresse l’organizzazione fino al 1912, quando divenne segretario nazionale della Lega delle Cooperative e Mutue.
Insediatasi a Palazzo Ancini, in via Luigi Carlo Farini, l’edificio ospitava anche la Federazione delle Cooperative di consumo (1902) e il Consorzio Cooperative di consumo (1904), oltre che la sede delle varie Cooperative e Leghe contadine e operaie. Al piano terra gli uffici e il negozio della Cooperativa stampa socialista.
Già nei primi anni del secolo la Camera del Lavoro era presente in 35 comuni su 45 e in oltre 200 frazioni della provincia.
Nel 1917, per diminuire la disoccupazione femminile, la Camera del Lavoro aveva istituito dei laboratori per la confezione di indumenti militari, i cui utili venivano devoluti in beneficenza (al Comitato per i Servizi Civili, alla Croce verde, alla Croce Rossa, alle Colonie scolastiche, alla Lega Mutilati di guerra, al Patronato scolastico, all’Istituto ciechi). Il laboratorio più grande, in cui lavoravano alcune centinaia di donne della città e dei comuni vicini, era situato in via Farini sotto la sede della Camera del Lavoro.
Palazzo Ancini era stato assaltato una prima volta pochi giorni dopo la conclusione della guerra: nel novembre 1918 alcuni arditi avevano esposto a forza dal suo balcone una bandiera tricolore in occasione del ritorno a Reggio dei militari già di stanza nella nostra città.