Nella mattina del 21 ottobre a Poviglio, nella sala civica “Rosina Mazzieri”, è stata presentata la ricerca “Poviglio 1923: la violenza squadrista e la morte di Vito Rinaldi”, realizzata da Istoreco in collaborazione e col patrocinio del Comune di Poviglio.

Alla presentazione ha preso parte Alessandro Incerti, che da anni lavora sul progetto Buco Nero, dedicato alle violenze fasciste in terra reggiana degli anni 20 delo scorso secolo e che ha curato la ricerca per Istoreco. Hanno partecipato anche le ragazze e i ragazzi delle classi terze della scuola secondaria di primo grado “F. De Sanctis”, accompagnati dai docenti.

Dopo i saluti della sindaca Cristina Ferraroni e gli interventi del vicesindaco Giovanni Allodi e della dirigente scolastica Tiziana Segalini, il nostro Alessandro Incerti è riuscito a catturare l’attenzione e a stimolare la curiosità dei presenti ricostruendo, con il racconto e con l’ausilio di immagini d’epoca, la Poviglio di un secolo fa. Nonostante le pochissime notizie sulla vicenda di Vito Rinaldi, la ricerca ha fatto emergere molti spunti per futuri approfondimenti sul contesto locale, che aprono la strada a ulteriori ricerche, occasioni fondamentali per tenere viva e tramandare la memoria. Il lavoro non è finito. Nei prossimi mesi, gli studenti dell’istituto comprensivo di Poviglio-Brescello coordinati dalla professoressa Felicia Giovino parteciperanno ad un laboratorio didattico a cura di Istoreco sulla figura di Rinaldi e sulla violenza squadrista.

LA VICENDA

Il 27 luglio 1923, Vito Rinaldi, giovane socialista povigliese moriva ad Ancona. La sua fine non fu che l’epilogo di una lunga persecuzione iniziata a Poviglio, sin dai primi mesi del 1921, nel momento in cui lo squadrismo fascista aggredì la provincia di Reggio Emilia prendendo di mira gli avversari politici.

Rinaldi, a soli vent’anni era il segretario del Circolo Giovanile Socialista del paese, una delle figure di riferimento per il socialismo locale, soprattutto fra i coetanei. A causa della sua attività politica venne preso di mira dai fascisti di Poviglio, guidati da Antonio Bigliardi, che avviarono una costante e precisa persecuzione nei suoi confronti. Prima attraverso minacce e poi con agguati a colpi di bastone, che compromisero gravemente la sua salute e portarono al decesso. Nei primi mesi del 1923 venne chiamato alle armi, considerato idoneo, e assegnato al 93° Reggimento di fanteria con sede ad Ancona. Ricoverato nell’estate 1923 all’Ospedale militare del capoluogo marchigiano, vi morì il 27 luglio, a soli vent’anni, lontano da casa.

Un’altra tappa del progetto “Buco Nero: la violenza squadrista in provincia di Reggio Emilia, 1920-1925”, avviato per ricostruire il vero e proprio assalto dello squadrismo fascista reggiano nei confronti di partiti e organizzazioni, uomini, donne e idee. Un attacco lanciato tra il 1920 e il 1921, grazie all’appoggio politico ed economico di diverse forze sociali del territorio, come gli agrari, che si concretizzò con devastazioni di cooperative e case del popolo, assassinii di militanti socialisti, comunisti, cattolici, anarchici sino alle minacce e alle occupazioni armate dei municipi che portarono alle dimissioni delle amministrazioni. Un esercizio della violenza precisa, consapevole e organizzata militarmente che, anche a Poviglio, rappresentò uno dei principali mezzi che spianò la strada verso il potere a Mussolini e alle camicie nere.

Pratiche che non terminarono con la salita al potere di Benito Mussolini ma che invece, con il governo fascista, fecero un vero e proprio salto di qualità. La morte di Rinaldi, infatti, avvenne in un contesto preciso, che solo nella provincia di Reggio Emilia costò la vita, tra agguati fascisti e persecuzioni delle camicie nere, ad altre sette persone.

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