Oggi vi presentiamo un libro che ci racconta l’esperienza partigiana attraverso gli occhi di un piccolo resistente: “L’estate di Giacomo. La guerra e un partigiano di undici anni” di Luca Randazzo, edito da Rizzoli.
Siamo sui monti di Aune, il paese sopra Feltre bruciato dai tedeschi l’11 agosto del 1944, base di appoggio della brigata partigiana Gramsci. Giacomo, undici anni, è stato mandato in alpeggio a lavorare in una malga durante l’estate. Il suo padrone si chiama Bepi, un uomo rude che gli incute timore. E poi ci sono Sergio, sempre ingrugnito anche lui, e Alpina, la nipote di Bepi. È taciturna, Alpina, e vestita da maschiaccio.
L’estate di Giacomo comincia così, tra la nostalgia di casa, l’odore delle vacche e la fascinazione per i famosi partigiani, che circolano da quelle parti ma lui non ne ha ancora mai visto uno. Poi un giorno, insieme all’amica Rachele, trova in una casèra abbandonata un plico di volantini. È roba segreta, roba che scotta, lo capiscono subito, ma è anche la via d’accesso a quel mondo di combattenti che tanto li affascina. E intanto, mentre le giornate trascorrono veloci tra il lavoro e l’avventura, qualcosa di inquietante e difficile da capire fino in fondo turba le notti di Giacomo, ponendo fine per sempre alla sua innocenza di bambino.
In bilico tra realtà e finzione, un romanzo crudo che racconta la Liberazione e l’Italia ferita di quegli anni ma anche la fatica di conoscere gli adulti e le loro feroci contraddizioni. “Ho capito il mistero” annunciò Rachele. “Sentiamo” disse Giacomo. “Le casère sono un punto di scambio. I partigiani ci lasciano i volantini e poi qualcuno li porta in paese.” “Quindi?” “Quindi basta solo scoprire chi è. Ti nomino esploratore capo della banda. Hai l’incarico di pattugliare il bosco ogni giorno alla ricerca delle spie del gigante Zambo che si mandano i messaggi nascosti nelle casère alte.”