Oggi vi parliamo di Petrolio un capolavoro postumo, incompiuto, ma assolutamente rivoluzionario nel suo genere, quello che Pasolini definì come un “antiromanzo”. Quando uscì nel 1992, a circa vent’anni dalla sua realizzazione, provocò un vero e proprio scandalo.

“Petrolio”, l’ultimo capolavoro e il testamento vero e proprio di Pier Paolo Pasolini.

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Nell’edizione Einaudi Tascabili è presente una lista delle letture a cui Pasolini ha fatto riferimento e che ha usato per la stesura del libro: dal Satyricon di Petronio (il cui nome ricorda molto quello del titolo), a Dante, da Dostoevskij a Sterne, da Gogol a De Sade, dall’allievo di Freud, Ferenczi ad Aristotele. L’intento di Pasolini è quello di creare proprio un Satyricon moderno, mettendo al centro la lotta per il potere, la sessualità, il male.
Già dal primo Appunto l’innovazione a cui mira Pasolini è molto chiara e il “romanzo” non comincia, come è spiegato nella nota che accompagna la pagina vuota, se non fosse per qualche puntino di sospensione, unico segno dell’esistenza del capitolo.

Destrutturata la sua forma più profonda di romanzo, Petrolio ha come protagonista Carlo, un ingegnere che lavora all’Eni, che ha il suo doppio in Carlo di Polis e in Carlo di Tetis, il primo buono, il secondo cattivo e depravato.
Non bisogna sorprendersi del fatto che questo “romanzo” destò uno scandalo enorme, dal momento che non solo Carlo prima ha rapporti incestuosi con la madre, la nonna e le sorelle più piccole, ma nel celeberrimo Appunto 55 “Il pratone della Casilina”, Carlo di Tetis, diventato donna, ha rapporti orali con 20 ragazzi diversi; è un testo dalla ripetitività ossessionante che vuole suscitare al lettore reazioni di nausea, è una scrittura che possiede il ritmo di un rituale orgiastico.

 

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Pier Paolo Pasolini

Lo consigliamo perchè…

E’ un libro di grande importanza non solo letteraria, ma anche politica, che alimenta, forse, non solo dubbi sulla figura controversa e corsara di Pasolini ma anche, e ancora di più, sul grande mistero della sua tragica morte. Come appare nel film di David Grieco, interpretato da un somigliante Massimo Ranieri, l’opera di Pasolini e la sua morte sembrano essere collegate alle indagini che aveva compiuto su Petrolio riguardo al caso Mattei, dove attribuiva, negli Appunti 20-30, gran parte della responsabilità della morte, avvenuta in un incidente aereo nel 1962, a Troya– alias Eugenio Cefis – in procinto di assumere la carica di presidente dell’Eni.