Se ne è andato martedì 11 febbraio, Marcellino, politico mozambicano, esattamente nel giorno in cui, trent’anni prima, il suo amico Nelson Mandela tornava ad essere un un uomo libero.
Nativo della provincia settentrionale di Nampula, Marcelino aveva studiato a Lisbona – nella cosiddetta madrepatria – e, come Amilcar Cabral, aveva presto sviluppato un forte impegno per l’indipendenza nazionale e l’emancipazione dal colonialismo portoghese. Eppure, accanto all’attivismo, Dos Santos coltivò, sin da giovanissimo, con passione, la poesia.

Nella seconda metà degli anni cinquanta, fu uno dei fondatori del coordinamento tra le colonie africane ancora sotto controllo di Salazar – il suo Mozambico, l’Angola, la Guinea Bissau. Grazie alla sua mediazione, talento che esercitò sempre con maestria, le tre forze anticoloniali mozambicane si fusero dando vita, il 25 settembre 1962, al Frelimo, ovvero il fronte di liberazione del Mozambico. Oltre a guidare il movimento sempre ai massimi vertici, ne divenne di fatto il “ministro degli esteri”. E proprio in virtù di questo suo ruolo, incrociò sulla sua strada Reggio Emilia.

In archivio Reggio Africa, si trova la prima lettera che il sindaco Bonazzi gli scrisse nel 1965, dopo un primo incontro a Varsavia, durante una conferenza internazionale dei Partigiani della pace. In quella manciata di parole in francese, sono gettate le basi della solidarietà che legò la città del tricolore prima al Frelimo poi alla repubblica del Mozambico. In quegli stessi anni, trovò anche in Dina Forti, rappresentante dell’ufficio esteri del PCI e giornalista, una valida interlocutrice politica e un’amica.

Marcelino rappresentò la causa del Frelimo nella storica conferenza internazionale per l’indipendenza delle ex colonie portoghesi in Africa, che si tenne a Roma a fine giugno del 1970 – e alla quale prese parte anche Giuseppe Soncini, allora consigliere del Santa Maria Nuova, intervenendo nel gruppo di lavoro sugli “aiuti materiali”. Come se non bastasse, il primo luglio, Dos Santos incontrò, insieme al guineiano Cabral e all’angolano Neto, papa Paolo VI. Una dirompente, per dirla con il titolo dell’articolo apparso su “L’Astrolabio”, “Udienza ai guerriglieri”.

Poi, nei giorni immediatamente successivi, Marcelino venne per la prima volta a Reggio, insieme a Oscar Monteiro, per firmare un patto di gemellaggio dalla portata innovativa e lungimirante. Il 16 luglio 1970, in sala del Tricolore, venne infatti sancito il gemellaggio tra l’Arcispedale reggiano e l’ospedale centrale di Cabo Delgado, gestito dal Frelimo nelle zone liberate del nord del Mozambico. Patto solidale che avrebbe reso questa città pioniera della “società civile globale”. Per approfondire le caratteristiche del gemellaggio, mi permetto di rimandare alla stanza “Sala dell’amicizia Reggio Africa” del museo diffuso virtuale di Istoreco:  https://www.livello9.it/amicizia-reggio-africa.

Ma torniamo a Marcelino, che da quel momento rimase legato profondamente agli amici di Reggio e grato a tutta la comunità reggiana. Dopo l’indipendenza, Dos Santos restò vice presidente del partito Frelimo e, fino qualche anno fa, fu speaker del parlamento mozambicano. Si affermò come leader nazionale  affrontando prima la guerra di liberazione, poi le sfide dell’indipendenza e non da ultimo le laceranti contrapposizioni della guerra civile che dilaniò il suo paese fino agli accordi di pace del 1992. Anche nel Mozambico della ricostruzione post conflitto interno, Dos Santos non smise di giocare un ruolo essenziale per la società del suo paese, non fosse altro perché era uno degli ultimi “padri della patria” ancora in vita.Un ultimo appunto. Tracce di Marcelino sono presenti non solo nell’archivio Reggio Africa, ma anche in un altro fondo privato, anche questo custodito in Istoreco. Mi riferisco alle carte di Dina Forti, la giornalista e attivista già citata, che giocò un ruolo chiave nel delineare i rapporti tra Italia e i paesi africani (e/o i movimenti di liberazione) oltre cinquant’anni fa.
Vi lascio quindi con un biglietto che scrisse a Dina, e che menziona anche il reggiano Soncini… Il nostro modo per ringraziarlo e per nutrire la memoria non solo della sua vita. Ma di una storia davvero unica. Una storia di amicizia. Fiorita tra la via Emilia e l’Africa australe.

Asibonanga !
Chiara Torcianti