Se ne è andato martedì 11 febbraio, Marcellino, politico mozambicano, esattamente nel giorno in cui, trent’anni prima, il suo amico Nelson Mandela tornava ad essere un un uomo libero.
Nativo della provincia settentrionale di Nampula, Marcelino aveva studiato a Lisbona – nella cosiddetta madrepatria – e, come Amilcar Cabral, aveva presto sviluppato un forte impegno per l’indipendenza nazionale e l’emancipazione dal colonialismo portoghese. Eppure, accanto all’attivismo, Dos Santos coltivò, sin da giovanissimo, con passione, la poesia.
In archivio Reggio Africa, si trova la prima lettera che il sindaco Bonazzi gli scrisse nel 1965, dopo un primo incontro a Varsavia, durante una conferenza internazionale dei Partigiani della pace. In quella manciata di parole in francese, sono gettate le basi della solidarietà che legò la città del tricolore prima al Frelimo poi alla repubblica del Mozambico. In quegli stessi anni, trovò anche in Dina Forti, rappresentante dell’ufficio esteri del PCI e giornalista, una valida interlocutrice politica e un’amica.
Marcelino rappresentò la causa del Frelimo nella storica conferenza internazionale per l’indipendenza delle ex colonie portoghesi in Africa, che si tenne a Roma a fine giugno del 1970 – e alla quale prese parte anche Giuseppe Soncini, allora consigliere del Santa Maria Nuova, intervenendo nel gruppo di lavoro sugli “aiuti materiali”. Come se non bastasse, il primo luglio, Dos Santos incontrò, insieme al guineiano Cabral e all’angolano Neto, papa Paolo VI. Una dirompente, per dirla con il titolo dell’articolo apparso su “L’Astrolabio”, “Udienza ai guerriglieri”.
Poi, nei giorni immediatamente successivi, Marcelino venne per la prima volta a Reggio, insieme a Oscar Monteiro, per firmare un patto di gemellaggio dalla portata innovativa e lungimirante. Il 16 luglio 1970, in sala del Tricolore, venne infatti sancito il gemellaggio tra l’Arcispedale reggiano e l’ospedale centrale di Cabo Delgado, gestito dal Frelimo nelle zone liberate del nord del Mozambico. Patto solidale che avrebbe reso questa città pioniera della “società civile globale”. Per approfondire le caratteristiche del gemellaggio, mi permetto di rimandare alla stanza “Sala dell’amicizia Reggio Africa” del museo diffuso virtuale di Istoreco: https://www.livello9.it/
Vi lascio quindi con un biglietto che scrisse a Dina, e che menziona anche il reggiano Soncini… Il nostro modo per ringraziarlo e per nutrire la memoria non solo della sua vita. Ma di una storia davvero unica. Una storia di amicizia. Fiorita tra la via Emilia e l’Africa australe.
Asibonanga !
Chiara Torcianti