A cura di Massimo Storchi
PALERMO
A Palermo, per la mattina dell’8 luglio 1960, era stata convocata una giornata di sciopero generale contro il “Governo Tambroni”. Il lungo corteo viene scortato dalla polizia sino al teatro Politeama. La piazza prospiciente si riempie di migliaia di persone che arrivano da tutta la Sicilia. Tra loro giovani delle povere borgate palermitane, operai, netturbini, edili, metalmeccanici e cittadini comuni. (Foto_73)
Pio La Torre (Foto_71), dal palco, inizia la manifestazione con il suo intervento. Durerà circa dieci minuti. Attorno a loro un ingente schieramento di polizia, poi, all’improvviso, le cariche. La Celere assalta il corteo, caricandolo con le camionette, lanciate ad alta velocità. Immediata è la risposta dei manifestanti e vengono lanciati sassi, bastoni e tutto quello che si trova in giro. La zona che va da piazza Principe di Castelnuovo a piazza Verdi, si trasforma in un campo di battaglia. (Foto_74) La polizia inizia a sparare sulla folla. Sparano sulla folla ad altezza uomo. (Foto_75) (Foto_77)
Dopo il loro passaggio, si contano i morti. Restano sul terreno tre manifestanti, Giuseppe Malleo di 16 anni, Andrea Cangitano di 14 anni e Francesco Vella operaio di 42 anni (Foto_72) colpiti chi da moschetto chi da colpi di mitra. Muore anche Rosa, centrata da un colpo di moschetto mentre era alla finestra di casa sua, in via Maqueda e stava chiudendo le persiane. Rosa La Barbera aveva 53 anni e il suo corpo cade sulla strada. Rimangono ferite altre trentasei persone.
Quel giorno la polizia effettua 270 fermi ed esegue 71 arresti.
Agli eventi dell’8 luglio del 1960 seguirono tre diversi procedimenti processuali. Il più significativo, quello che ebbe inizio a Palermo il 16 ottobre 1960, durò appena dodici giorni di dibattimento e tutti i 53 imputati vennero condannati a pene tra i sei e gli otto mesi. I celerini colpevoli delle morti, dei danneggiamenti e ferimenti di quell’8 luglio 1960 non vennero mai incriminati e non furono nemmeno chiamati a deporre, come informati dei fatti, come testimoni dell’accusa.
Nello stesso giorno, a Catania, la Celere uccide Salvatore Novembre. Colpito a morte dalle loro armi, viene lasciato a morire dissanguato sul bordo di un marciapiede di via Etnea. (Foto_78)
Il presidente del Senato Merzagora propone una tregua di quindici giorni tra le forze dell’ordine e le organizzazioni sindacali e partigiane protagoniste della protesta antifascista. Favorevoli alla proposta il PCI e il PSI, riserve della direzione DC, contrari il PLI, il PDI e il MSI. (Foto_79)
Gli approfondimenti vanno parte delle nostre iniziative per il 60° anniversario dai Morti di Reggio Emilia
“Morire in piazza” – Nuova stanza di Livello9
Uno dei principali progetti portati avanti da Istoreco in questi anni è Livello9, il museo virtuale dei luoghi del ”900 di Reggio Emilia. Dal 6 luglio è visitabile “Morire in piazza”, la nuova stanza digitale dedicata agli episodi di repressione e violenza contro chi manifesta avvenuti nel territorio reggiano. Potrete scoprire i dettagli di “Morire in piazza” sul sito www.livello9.it.
Il 10 luglio, poi, verrà organizzata una passeggiata storica nel centro cittadino.