Nella giornata di domenica si sono svolte le cerimonie in occasione del 79° anniversario dell’eccidio dei partigiani del distaccamento Pigoni della 26° Brigata Garibaldi. L’iniziativa è promossa dall’Unione Montana dei Comuni dell’Appennino Reggiano, dai Comuni di Castelnovo Monti e Villa Minozzo, dalle associazioni partigiane Anpi, Alpi-Apc e dall’istituto storico Istoreco. Presenti i Sindaci e rappresentanti di tutti i Comuni della montagna, in particolare il sindaco di Villa Minozzo, Presidente dell’Unione Comuni e presidente dell’Alpi-Apc Elio Ivo Sassi, e il sindaco di Castelnovo Monti Enrico Bini.

La mattinata ha visto la celebrazione della messa nella chiesa di Gatta, presieduta da don Pietro Romagnani, poi gli interventi ed i saluti delle autorità si sono svolti nella sala parrocchiale. Le commemorazioni dell’eccidio di Gatta da anni vengono organizzate insieme dai due Comuni di Castelnovo e Villa Minozzo, per una scelta che allora fu intrapresa dagli allora sindaci Battistessa e Bizzarri. Ogni anno quindi per gli interventi in occasione delle celebrazioni si alternano i sindaci dei due comuni, e ieri è toccato a Enrico Bini: “Oggi avverto quasi una difficoltà interiore – ha detto – ho già partecipato tante volte alla commemorazione dell’eccidio di Gatta, ma la situazione in cui la celebriamo in questo 2024 è di grande tumulto a livello internazionale, tale da provocare in me disagio. Questi ragazzi, 79 anni fa sono stati barbaramente uccisi mentre lottavano per degli ideali giusti: libertà, democrazia, e in particolare la fine della guerra e una nuova dimensione di pace. La loro morte doveva essere una lezione per il futuro che non avremmo mai dovuto dimenticare. Ma se invece ci guardiamo attorno, non così lontano dai nostri confini, in un mondo che peraltro diventa sempre più interconnesso, in cui le distanze si accorciano, sono in corso guerre la cui evoluzione è allarmante. Credo che questi ragazzi di 80 anni fa oggi ci griderebbero il loro monito: fermatevi! Non vanificate il nostro sacrificio. E avrebbero ragione. Per questo è importante, fondamentale ricordarli, trasmettere la loro storia anche ai più giovani”.

A ricostruire l’episodio storico è stato invece il giornalista Adriano Arati per conto di Istoreco. Era l’alba dell’8 gennaio 1945 quando avanguardie di una colonna tedesca, mimetizzate e favorite dalla scarsa visibilità, raggiunsero il torrente Secchia attraverso la strada Gatta-Felina. In località San Bartolomeo era stato istituito un servizio di vigilanza al ponte della Gatta, situato in una stalla e affidato ad una squadra del Distaccamento “Pigoni”. Qui furono subito uccise le due sentinelle Vasco Madini “Fulmine” e Sergio Stranieri “Randa”. Prima di morire, uno dei due giovani partigiani riuscì a dare l’allarme, ma i nazisti erano già troppo vicini, così il restante del Distaccamento tentò un rapido quanto improbabile sganciamento. Vennero catturati e condotti all’interno della semi diroccata Villa Marta, torturati e uccisi. Oltre alle due sentinelle morirono Aldo Bagni “Nerone”, Angelo Masini “Tonino”, Arturo Roteglia “Ellas”, il sabotatore Manlio Bruno “Costantino”, la staffetta del Comando Unico Ruggero Silvestri “Jena”, Aristide Sberveglieri “Tallin” e Armando Ganapini “Lazzarino”. I graduati Gino Ganapini “Leone” e Carlo Pignedoli “Mitra” vennero invece tradotti nelle carceri di Ciano e successivamente fucilati il 26 gennaio ’45. A seguire ci si è trasferiti a Villa Marta, per deporre corone sul cippo che ricorda i caduti.