Una fermata per ricordare più di sessanta reggiani morti per la follia della prima guerra mondiale. Il Viaggio della Memoria a Praga è dedicato principalmente al secondo conflitto globale e alla Shoah, l’occasione di raggiungere la Boemia ha permesso però di aggiungere una tappa per il pullman 26, quello in cui si trovavano quaranta partecipanti adulti, coinvolto come liberi cittadini a fianco degli oltre mille e quattrocento studenti reggiani.

La deviazione ha portato a Milovice, un piccolo villaggio trasformato all’inizio del ventesimo secolo in una cittadina militare e poi, con l’avvio della guerra nel 1914, in un campo di prigionia a disposizione dell’esercito austro-ungarico. A popolare la struttura, una delle tante realizzate in Cecoslovacchia, negli anni di guerra furono per primi prigionieri russi, poi principalmente italiani, caduti in mano austriaca sui fronti del Veneta.

Il campo di prigionia di Milovice e il Cimitero italiano

Una storia che iniziò qui nei primi anni del Novecento con la costruzione di un grande poligono di tiro dell’Esercito austro-ungarico. L’opera favorì la trasformazione del villaggio di Milovice in cittadina. Con l’inizio della Prima Guerra mondiale i militari stanziati furono inviati al fronte e la struttura venne trasformata in campo di prigionia per i militari delle potenze nemiche catturati.

A popolare questo campo, uno dei tanti in Cecoslovacchia, negli anni di guerra furono per primi prigionieri russi, poi principalmente italiani, caduti in mano austriaca sui fronti del Veneto, in gran numero in occasione della disfatta di Caporetto (autunno 1917). Si stima che siano stati almeno 15 mila quelli qui transitati, oltre 5.200 dei quali morti durante l’internamento.

Le condizioni della prigionia

Già le convenzioni dell’Aia dei primi 900 prevedevano per i prigionieri nemici un trattamento umanitario e di protezione generale analogo a quello dei propri militari, con la facoltà di imporre il lavoro in attività non di specifica produzione bellica (agricoltura, miniere, produzione beni di consumo).

Il disastroso impoverimento dell’economia dell’Impero austro-ungarico, che lo porterà al collasso verso la fine del 1918, ebbe ripercussioni drammatiche sulle condizioni di sostentamento dei prigionieri; la riduzione dei viveri al di sotto dei minimi vitali, il peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie, le malattie conseguenti anche ad epidemie (spagnola, colera, tifo) provocarono la morte di migliaia di internati ormai ridotti a larve umane.

A rendere sempre più tragica la condizione dei prigionieri italiani furono le restrizioni all’invio di viveri dall’Italia, restrizioni decise dai comandi militari, con l’avvallo del governo, invio consentito solo a livello delle singole famiglie, esclusi quindi gli invii di “treni viveri” di Stato attraverso la Croce Rossa.

Decisioni motivate, quasi in modo esplicito, come “punizione” per i “soldati che si erano arresi senza combattere”, attribuendo quindi ingiustamente ad essi la responsabilità dei rovesci sui fronti di guerra.

E appunto in questo campo di Milovice oltre 5 mila prigionieri italiani trovarono la morte e la sepoltura per la maggior parte in fosse comuni nel Cimitero, cresciuto progressivamente accanto al campo di prigionia. Tra questi 5.200 anche i 64 soldati reggiani riportati nell’elenco.

A guerra finita, il campo di prigionia progressivamente scomparve a beneficio nei nuovi assetti del territorio, restò il Cimitero! La struttura, già nei primi anni Venti, venne ad assumere la definizione di Cimitero dei Caduti d’Italia, in pratica tale rimasta sin qui, rimarcando nei fatti l’assoluta preponderanza dei caduti italiani fra i tumulati.

Nel corso della Seconda Guerra mondiale il cimitero registra solo un esiguo numero di sepolture occasionali, mentre dalla fine del conflitto in poi e per tutto il periodo della “Guerra Fredda” la struttura è trascurata dalle Autorità della Cecoslovacchia e ricade nelle “cure” dei militari del Patto di Varsavia.

Il miglioramento delle relazioni fra Roma e Praga, a partire dai primi Novanta, consente alle Autorità italiane di riprendere il controllo e la cura del Cimitero, di attrezzarlo con un percorso museale e gestire l’accesso dei visitatori. Ogni anno nella giornata del 4 novembre ha luogo la commemorazione ufficiale.

I Reggiani

Alla ricostruzione di questo elenco si è pervenuti grazie al lavoro di creazione e gestione degli Albi della Memoria da parte di Istoreco. Da notare come per quasi tutti la morte è avvenuta nei primi mesi del 1918, sotto l’imperversare dell’epidemia di febbre spagnola, oltre a tifo e colera.

Algeri Cesare Fiaccadori Giuseppe Munari Natale Stefano
Bani Antonino Fontanesi Gino Mussini Ferruccio
Barbieri Ildebrando Franceschini Francesco Neviani Zefferino
Barbieri Mario Francia Ercole Olivi Emilio
Bertolini Ottavio Anastasio Francolini Probo Pagani Ancesto
Bigi Giovanni Freddi Archimede Palazzi Enrico
Bolondi Giuseppe Domenico Gallingani Giovanni Parmiggiani Augusto
Bonilauri Dante Geti Giuseppe Ponti Isnardo
Bonizzi Enrico Gialdini Luigi Rabitti Guido
Bragazzi Pietro Giovani Gaetano Rinaldi Lazzaro
Busani Armando Giovannini Tomaso Ronzoni Angelo
Campana Giovanni Giovati Tranquillo Angelo Rosi Marcellino
Canovi Pasquino Grisenti Pietro Rossi Giuseppe
Casali Gaetano Incerti-Verzelloni Primo Rossini Giuseppe
Cervi Ettore Iotti Artemio Sberveglieri Cesare
Chiari Luigi Lugli Dino Spaggiari Saturno
Cilloni Domenico Marchi Archimede Stefani Enrico
Comastri Egidio Mazzi Emilio Tasselli Appio
Corradi Giovanni Battista Montipo’ Nello Toschi Germano
Crovi Martino Montruccoli Giovanni Valentini Giuseppe
Dell’Uomo Gildo Morelli Marco Vanini Enrico
Farri Tommaso

 

Note:

  • Sito Internet del Cimitero, gestito dall’Ambasciata di Praga: http://cimitero-milovice.eu/it/
  • Sulle condizioni dei prigionieri italiani: Sabbatani S., Fiorino S., Manfredi R., The health of Italian troops and prisoners during World War I; Procacci Giovanna, Soldati e prigionieri italiani nella Grande Guerra.

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