La guerra lascia un segno indelebile sulla società italiana. I danni provocati dal conflitto non trovano una risposta nelle modalità di pacificazione, che anzi accentuano ulteriormente le reciproche rivendicazioni; le novità introdotte non possono essere riassorbite, ma stentano ancora a consolidarsi.
Sul piano economico si fatica a riconvertire alla pace un sistema industriale forzosamente orientato alla guerra. Dal punto di vista sociale, i reduci non riescono a reinserirsi sui luoghi di lavoro, dai quali vengono allontanate le donne. I ceti medi, protagonisti della guerra, si ritrovano disorientati nel contesto civile. Il diffuso clima di incertezza esaspera gli animi e alimenta le voci più estreme. La risoluzione dei conflitti viene affidata ai metodi ereditati dalla guerra: di qui la «brutalizzazione» della politica che prelude all’avvento dei totalitarismi. La guerra, così trasfigurata e mitizzata, diventa una risorsa simbolica fondamentale per il dibattito pubblico e una matrice della mentalità collettiva.