“Questa ricostruzione, in alcuni passaggi lontana dai racconti ufficiali, evidenzia la complessità di eventi sui quali ancora tanto c’è da capire e approfondire, per evitare che tutto si confonda all’interno di una lettura superficiale dei fatti e si traduca in semplici cerimoniali”.
Il 15 ottobre nella nostra sede abbiamo organizzato il seminario “Confine orientale italiano – Una storia complessa”, un momento pensato per gli amministratori pubblici della provincia di Reggio Emilia come occasione di approfondimento su un tema tanto sentito quanto delicato e ancora capace di provocare tensioni. Uno sforzo di chiarezza storica per fornire uno strumento utile anche in altri contesti.
Relatrici del giorno erano due delle principali studiose del Confine Orientale, Alessandra Kersevan e Irene Bolzon, che hanno parlato nel corso della mattinata coordinata da Fabrizio Solieri, componente del Comitato Scientifico di Istoreco.
Alessandra Kersevan – Il fascismo e la seconda guerra mondiale sul confine orientale
La professoressa Kersevan ha analizzato il rapporto dello Stato italiano, in epoca fascista e durante la seconda guerra, con i territori della Jugoslavia, in particolare con Slovenia e Croazia. La riflessione ha contribuito a colmare un debito storico e culturale, dovuto alla profonda disinformazione che ancora domina su queste tematiche, per contrastare quel revisionismo storico che ha rimosso le responsabilità italiane nella complessa questione del confine orientale.
Le ambizioni egemoniche del nazionalismo italiano sui Balcani spinsero il fascismo, già all’inizio degli anni Trenta, ad una politica di negazione sistematica dei diritti dei diversi gruppi nazionali; furono chiusi i circoli culturali, si impose l’uso della lingua italiana, si obbligò la popolazione ad italianizzare i loro cognomi. Il programma di “bonifica nazionale” del fascismo di frontiera fece emergere forme di reazione diffusa e portò allo sviluppo del movimento irredentista croato e sloveno. La repressione fu feroce, quasi 100.000 tra sloveni e croati, già negli anni che precedono la guerra, fuggirono per sottrarsi alla violenza fascista. L’antifascismo si sviluppò in quei territori con una matrice internazionalista e, tra il ’42 e il ’43, si costituirono formazioni militari slovene e croate, in cui militavano anche partigiani italiani (gruppi garibaldini, formazione Osoppo, costituita da cattolici e azionisti).
Tra il ’41 e il ’43 furono oltre 250.000 le vittime iugoslave di persecuzioni, stragi, deportazioni nelle decine di campi di concentramento italiani; si conta che più di 150.000 siano stati gli iugoslavi portati nei lager fascisti, dove morirono a migliaia. Dopo l’armistizio, Venezia Giulia, Friuli, la provincia di Lubiana e il territorio dalmata furono annesse alla Germania. Fu distrutta la comunità ebraica, arrestate e mandate nei campi nazisti migliaia di persone, uccisi centinaia di italiani e sloveni.
Nel maggio del ’45 l’occupazione da parte delle truppe jugoslave del territorio della Venezia Giulia e dell’Istria diede inizio poi ad un’altra drammatica fase di violenze e repressioni verso chi veniva accusato di opporsi al regime comunista.
Questa ricostruzione, in alcuni passaggi lontana dai racconti ufficiali, evidenzia la complessità di eventi sui quali ancora tanto c’è da capire e approfondire, per evitare che tutto si confonda all’interno di una lettura superficiale dei fatti e si traduca in semplici cerimoniali.
Irene Bolzon – Il dopoguerra, la politica del governo italiano e l’esodo dalla Venezia Giulia
Le biografie delle relatrici
Consigli di lettura
- Come corredo all’iniziativa, abbiamo pensato di fornire una serie di consigli di lettura, indicando pubblicazioni disponibili nella nostra biblioteca “Ettore Borghi”. SCARICALI QUI
LA GIORNATA