a cura di Serena Davoli e Paolo Giorgi
Risultati immagini per paura dell'alba benedettiArrigo Benedetti, Paura all’alba (1945)
L’autore prende parte alle formazioni partigiane che operano nell’Appennino emiliano dove ha trovato rifugio con la moglie e il figlio. Scoperto dai fascisti è arrestato e rinchiuso nella cella in cui è trattenuto Alcide Cervi, il padre dei fratelli fucilati il 28 dicembre del 1943. Un distruttivo, quanto provvidenziale bombardamento, demolisce il carcere di Reggio Emilia e permette al lucchese di rifugiarsi in Garfagnana da dove, sopraggiunti gli alleati, si trasferisce a Lucca e poi a Roma.

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Elio Vittorini, Uomini e no (1945)
La figura centrale del romanzo è Enne 2, capitano dei GAP di Milano, impegnato tra le sue vicende sentimentali e le azioni partigiane compiute assieme ai propri compagni.Scritto tra la primavera e l’autunno del 1944, in un periodo in cui l’autore era ancora coinvolto nelle vicende descritte, ma pubblicato solo nel giugno 194

Luciano Bolis, Il mio granello di sabbia(1946)
Nel febbraio del 1945 Luciano Bolis, militante del Partito d’Azione, fu arrestato dai fascisti. Rinchiuso nelle carceri genovesi di via Monticelli e orribilmente torturato, per non rivelare i nomi dei suoi compagni tentò il suicidio ferendosi alla gola con una lametta. Trasportato morente all’ospedale, fu poi liberato dai partigiani con un colpo di mano proprio alla vigilia del 25 aprile.

 

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Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno (1947)
Ambientato in Liguria, Il sentiero dei nidi di ragno è il primo romanzo di Italo Calvino che trova nel giovanissimo Pin la chiave fiabesca per raccontare il mondo adulto e a volte violento della Resistenza.
Da sottolineare l’importanza della Prefazione scritta dall’autore stesso alla riedizione del 1964 in cui esplicita la responsabilità che ha avvertito a perpetuare la memoria di ciò che ha vissuto come testimone e protagonista della Resistenza.

 

 

 

Cesare Pavese, La casa in collina (1948)
Corrado, professore di Torino, si rifugia in collina per sfuggire ai bombardamenti durante la guerra. È qui che incontra Cate, donna amata in passato, e con la quale trascorre le sue nuove tranquille giornate. Ma questa pace non può durare a lungo, non dopo l’8 settembre.
Pubblicato per la prima volta nella raccolta Prima che il gallo canti insieme a Il carcere.

 

Italo Calvino, Ultimo viene il corvo (1949)
Ultimo viene il corvo è una raccolta di trenta racconti riconducibili a tre linee-guida: la prima parla dell’ambiente e del clima proprio della Resistenza, la seconda è costituita da storie picaresche che vedono al centro personaggi semplici dai desideri elementari, ed infine la terza di ispirazione più autobiografica che si richiama all’infanzia dell’autore vissuta in Liguria.
La raccolta prende il titolo da un racconto uscito per la prima volta sul quotidiano l’Unità il 5 gennaio 1947.

 

Renata Viganò, L’Agnese va a morire (1949)
La narrazione è ambientata nelle Valli di Comacchio durante la seconda guerra mondiale, nello specifico nel periodo degli otto mesi precedenti alla liberazione dell’Italia. La protagonista è una lavandaia di mezz’età, di nome Agnese, che, dopo la morte del marito deportato, inizia a collaborare con i partigiani assumendo il ruolo di staffetta.

 

Carlo Cassola, Fausto e Anna (1952)
Di ispirazione autobiografica, il romanzo è ambientato nell’Italia degli anni Quaranta e ha per protagonisti Fausto e Anna. L’autore attraverso l’espediente della loro relazione descrive il difficile periodo storico e la realtà della Resistenza.

 

Beppe Fenoglio, I ventitré giorni della città di Alba (1952)
Il testo è composto da dodici racconti: sei sono dedicati ad episodi della guerra partigiana, i restanti invece sono descrizioni della vita nell’Italia contadina durante e dopo la seconda guerra mondiale (1939-1945).
Il titolo originario dell’opera era “Racconti della guerra civile”.

 

Giose Rimanelli, Tiro al piccione (1953)
Un ragazzo del sud coinvolto nell’agonia della Repubblica Sociale: venti mesi di orrore nella guerra civile, una delle poche testimonianze su vicende, passioni e confusioni di allora che ancora oggi conservano un’innegabile autenticità.
“La storia di un giovane della mia età che vede la Resistenza dalla parte sbagliata”, così Gios Rimanelli presentava a Cesare Pavese il suo romanzo autobiografico.

 

Dante Livio Bianco, Guerra partigiana (1954)
Alla conclusione della guerra, nei giorni compresi fra la smobilitazione e l’inizio della restaurazione Livio Bianco affidò alle pagine di questo libro l’eccezionale esperienza che aveva vissuto in qualità di comandante di una pattuglia della Resistenza piemontese. C’era in lui la consapevolezza che la stagione della speranza era finita e occorreva tracciare un primo bilancio, sia pure ancor caldo di passione civile.

 

Giorgio Bassani, Una notte del ’43 (1955)
La notte del 15 dicembre 1943 è una data tragica per Ferrara: undici persone, tutte considerate avversarie del Regime, vengono prelevate dalle loro abitazioni o dai loro nascondigli ed uccise in corso Roma. I loro corpi vengono abbandonati sul marciapiede, vicino alla farmacia Barilari. A guerra conclusa, nell’estate del 1946, inizia un processo per individuare il responsabile della strage di quella notte.
Il racconto qui citato fa parte delle Cinque storie ferraresi pubblicate da Einaudi, vincitore del Premio Strega. Nel 1960 fu tratto il film La lunga notte del ’43, diretto da Florestano Vancini.

 

Beppe Fenoglio, Primavera di bellezza (1959)
Il protagonista del romanzo è Johnny, un giovane allievo ufficiale albese, intellettuale e amante della lingua inglese. Il romanzo descrive le sue vicende attraverso tre momenti fondamentali: la vita militare nell’Esercito, lo sbandamento dell’8 settembre e la vita partigiana nelle Langhe.

 

Carlo Cassola, La ragazza di Bube (1960)
Grazie alla storia d’amore fra i due giovani protagonisti, Mara e Bube, l’autore descrive la difficile situazione politica e sociale del dopoguerra.
Testo vincitore del Premio Strega nel 1960; adattamento cinematografico a cura di Luigi Comencini con Claudia Cardinale e George Chakiris.

 

Giuseppe D’Agata, L’esercito di Scipione (1960)
Dopo l’armistizio un gruppo di soldati guidati da un maggiore riesce a fuggire alla cattura dei tedeschi, dirigendosi da Treviso verso Bologna. Arrivati nel capoluogo emiliano decidono di costituire una vera e propria banda partigiana: il gruppo Scipione.

 

Ubaldo Bertoli, La quarantasettesima (1961)
Un romanzo corale, epico e lirico insieme, con protagonista la mitica 47^ Garibaldi nelle terre dell’Appennino parmense, la Brigata “dalla testa calda”, come la definì il maggiore inglese Charles Holland. Max, Spumino, Ilio, Mirko, Scheggia, Lupo, Juan, Nobre sono i nomi dei protagonisti delle azioni di guerriglia condotte lungo la valle dell’Enza, dietro la “Linea Gotica”.

 

Beppe Fenoglio, Una questione privata (1963)
La guerra di Resistenza nelle Langhe è lo sfondo della vicenda del partigiano Milton impegnato nella ricerca di Fulvia, suo grande amore.
Pubblicato postumo da Garzanti.

 

Giovanna Zangrandi, I giorni veri (1963)
In forma di diario, l’autrice rivive i 18 mesi della sua esperienza resistenziale tra Cortina e Cadore, staffetta in una delle brigate (la “Calvi”) che costituivano la più importante formazione partigiana del Bellunese, la divisione “Nanetti”. È una Resistenza, quella della Zangrandi, vista nella sua dimensione quotidiana, dal basso e dal di dentro, vissuta nei piccoli paesi, tra le rocce, nei fienili, sui sentieri, nelle cucine, dove incontriamo insieme alla protagonista, tante altre indimenticabili figure di donne.

 

Marcello Venturi, Bandiera bianca a Cefalonia (1963)
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, dal locale presidio tedesco viene intimata la resa agli 11.500 uomini della Divisione Acqui, di stanza sull’isola greca di Cefalonia. Gli ufficiali italiani decidono di non arrendersi, dando così vita, in modo tanto tragico quanto spontaneo, al primo atto della Resistenza armata.Questo lo spunto da cui prende avvio il romanzo, il cui protagonista, figlio di un ufficiale italiano vittima dell’eccidio di Cefalonia, cerca di riannodare l’intera vicenda.

 

Luigi Meneghello, I piccoli maestri (1964)
Meneghello racconta l’esperienza da partigiano, i contrasti interni, la figura del suo maestro, il Capitan Toni (Antonio Giuriolo), le difficoltà ed il senso di inutilità causato dalla scarsa operatività delle formazioni partigiane; al seguito di alcuni successi riesce a scendere con le altre formazioni verso la vallata e nei Colli Berici, ritrovandosi così vicino alla casa natale. Successivamente sarà anche incaricato di alcune missioni a Padova, la città dove era studente di filosofia, dove conoscerà anche l’amore.
Nel 1997 è stato tratto dal romanzo l’omonimo film, diretto da Daniele Luchetti.

 

Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny (1968)
Il partigiano Johnny è riconosciuto come il più originale e anti retorico romanzo italiano sulla Resistenza. La storia è quella del giovane studente Johnny, cresciuto nel mito della letteratura e del mondo inglese, che dopo l’8 settembre decide di rompere con la propria vita e di andare in collina a combattere con i partigiani. Una storia simile a quella di molti altri ragazzi e di molti altri libri scritti sullo stesso argomento. Ma Fenoglio riesce a dare alle avventure e alle passioni di Johnny una dimensione esistenziale ben giù profonda e generale.
Pubblicato postumo da Einaudi.

 

Beppe Fenoglio, La paga del sabato (1969)
Ettore è un ex partigiano che faticosamente cerca di adattarsi alla quotidianità del dopoguerra e alla nuova attività lavorativa, entrambe contrapposte all’ideale della guerra partigiana. Deciso però a consentire una vita economicamente dignitosa alla fidanzata Vanda, collabora con Bianco, anch’egli ex partigiano, dedito a traffici illegali.
Testo scritto alla fine degli anni Quaranta ma pubblicato postumo da Einaudi.

 

Mario Spinella, Memoria della Resistenza (1974)
Rimpatriato dal fronte russo, è a Brescia alla caduta del regime e, dopo l’8 settembre, entra a Firenze nelle file della Resistenza. Arrestato, riesce ad evadere e a raggiungere in montagna le formazioni partigiane con le quali partecipa ai combattimenti per la liberazione di Firenze. La narrazione è serrata, con riferimenti a personaggi noti e frequenti indugi introspettivi, che danno al libro l’autorità e la credibilità del discorso personale. Scritta nel 1961, a vent’anni di distanza dalla Resistenza, l’opera ha il distacco di un giudizio morale.

 

Beppe Fenoglio, Appunti partigiani 1944-1945 (1978)
Il testo è l’abbozzo di un romanzo mai pubblicato e ha un carattere manifestamente autobiografico (il protagonista si chiama “Beppe”). Contiene svariati riferimenti a episodi del mondo partigiano e personaggi ricorrenti in altre opere narrative di Fenoglio (Il partigiano Johnny, I ventitré giorni della città di Alba, Una questione privata, ecc.).
Testo pubblicato postumo a cura di Lorenzo Mondo.

 

Giorgio Caproni, Il labirinto (1984)
Quattro partigiani in fuga (Gregorio, Ivan, Aladino e Pietra) sono i protagonisti del racconto composto quando le vicende della Seconda Guerra Mondiale stavano ancora compiendosi.

 

Carlo Mazzantini, A cercar la bella morte (1986)
Mazzantini racconta la sua esperienza di giovane “ragazzo di Salò”. A diciotto anni, dopo l’armistizio dell’8 settembre, scappa da casa per andare al fronte a combattere. Unitosi ai superstiti di un battaglione di Camicie Nere conoscerà sui monti della Valsesia e della Val d’Ossola gli orrori, le lacerazioni e le contraddizioni della guerra civile.

 

Alberto Cotti, Il Partigiano D’Artagnan (1990)
È una raccolta di ricordi e testimonianze dell’autore che ha vissuto la Seconda Guerra Mondiale sul fronte Orientale e che ha successivamente combattuto da partigiano durante la lotta di Liberazione, entrando nelle Brigate Garibaldi, divisione Modena Armando. Si narra della vita dei partigiani, degli scontri con i nazifascisti e della Repubblica di Montefiorino con flashback e citazioni ad altri eventi avvenuti nelle campagne del bolognese ed a porta San Paolo, a Roma, dove partecipò a quella dura battaglia.

 

Giampaolo Pansa, Ma l’amore no (1994)
In una cittadina piemontese sul Po un bambino vive le tormentate vicende negli anni dal ’43 al ’45. Una descrizione vivace della vita quotidiana e una visione anticonvenzionale della Resistenza, un linguaggio arricchito dalla forza aspra del dialetto, grandi figure di donne difficili da dimenticare.

 

Nuto Revelli, Il disperso di Marburg (1994)
La misteriosa identità di un nemico lontano nel tempo: la leggenda del “tedesco buono” catturato e ucciso dai partigiani italiani nella primavera del ’44. Un racconto-indagine fra i dubbi della storia e le inquietudini della coscienza.

 

Gabriele Pedullà, Racconti della Resistenza (2005)
Antologia che attraverso i racconti di quindici tra i maggiori scrittori italiani racconta la Resistenza: Romani Bilenchi, Italo Calvino, Giorgio Caproni, Beppe Fenoglio, Franco Fortini, Ada Gobetti, Primo Levi, Alberto Moravia, Cesare Pavese, Vasco Pratolini, Mario Rigoni Stern, Marcello Venturi, Renata Viganò, Elio Vittorini, Andrea Zanzotto.

 

Sergio Rotino, Resistenza60 (2005)
Sedici scrittori di diverse generazioni – ma tutti nati dopo il 1945 – si confrontano con gli ideali della Resistenza, con l’obiettivo di raccontare dell’attualità o meno di questo movimento e dei suoi valori.

 

Risultati immagini per Mario Avagliano,Generazione ribelle. Diari e lettere dal 1943 al 1945Mario Avagliano,Generazione ribelle. Diari e lettere dal 1943 al 1945 (2006)
Questa raccolta è il tentativo di ricostruisce dal vivo una cronaca dei due anni della Resistenza italiana, scandita attraverso i diari e le lettere ai familiari, alle fidanzate o agli amici di partigiani, di militari e di deportati. Ne scaturisce un racconto di quei giorni, «scritto» dagli stessi protagonisti. Più di 150 testimonianze di partigiani, internati militari, donne, preti, deportati, raccolte in anni di ricerche presso archivi pubblici e privati: un diario di quei giorni, «scritto» dagli stessi protagonisti.