di Michele Bellelli
Uno degli eventi più noti e celebrati della Resistenza reggiana è senz’altro la battaglia che si svolse a Fabbrico alla fine di febbraio del 1945, e in particolare il giorno 27. In quelle ore si verificò infatti il primo grande scontro in campo aperto fra forze partigiane e milizie fasciste in pianura, conclusosi con una netta affermazione delle prime.
La vicenda iniziò il giorno 26, quando una pattuglia della XXX brigata nera cadde in un’imboscata partigiana alle porte di Fabbrico, subendo la perdita di ben quattro uomini: il capitano Gino Janni e i militi Luigi Sanseverino, Lino Luppi e Domenico Cocchi. Transitanti casualmente in quel momento, morirono anche due soldati tedeschi di stanza al campo di volo di Novellara, distante circa 10 km.
Il giorno successivo imponenti forze della guardia nazionale repubblicana e della brigata nera si presentarono in paese catturando 22 ostaggi e minacciando la loro esecuzione se non fossero stati individuati i colpevoli e restituite le salme dei caduti.
I distaccamenti partigiani della zona si riunirono tutti a Fabbrico, provenienti dai comuni vicini di Rolo, Campagnola Emilia, Reggiolo e Correggio, tutti appartenenti alla 77^ brigata SAP Fratelli Manfredi e, insieme ad una squadra della 37^ brigata GAP Vittorio Saltini, decisero d’ingaggiare battaglia per liberare gli ostaggi.
Verso le ore 13 del 27 febbraio i fascisti e gli ostaggi si incamminarono verso Campagnola, con destinazione Novellara. Appena fuori dall’abitato vennero intercettati dai partigiani. Lo scontro che ne seguì durò diverse ore e fu violentissimo: colte di sorpresa, le camicie nere si asserragliarono in una villa, mentre gli ostaggi cercarono scampo fuggendo verso Fabbrico. Al tramonto dodici persone erano rimaste sul terreno prive di vita: 6 militi della brigata nera, 1 della Gnr, 1 ufficiale tedesco, 3 partigiani ed un ostaggio.
Fu un risultato eccezionale per il movimento di Liberazione che riuscì ad ottenere la salvezza di quasi tutti i prigionieri e ad infliggere pesanti perdite al nemico. L’intera comunità fabbricese è da allora molto legata al ricordo di questo avvenimento che è valso anche il riconoscimento della medaglia di bronzo al valor militare al comune nel 1954.
Ma l’identificazione più evidente di Fabbrico con la “sua” battaglia lo si vede tutti gli anni, proprio in occasione dell’anniversario del 27 febbraio. Una grande partecipazione popolare, giovani, anziani e studenti, accompagna da sempre le autorità che si recano sul luogo dello scontro per ricordare i caduti; una partecipazione resa possibile grazie anche ad una particolare situazione, unica, a mia conoscenza, in tutta Italia.
Si tratta dello spostamento del giorno di festività dedicato al santo patrono di Fabbrico (San Genesio, 25 agosto) al 27 febbraio. Sin dal 1954 l’amministrazione comunale rivolse un invito ai commercianti perchè chiudessero i negozi e ben preso è nata una tradizione tutt’ora consolidata, tanto che anche le scuole e le aziende locali chiudono quel giorno per dar modo ai cittadini di partecipare alla commemorazione.
In chiusura un ricordo dei partigiani e dell’ostaggio morti nell’occasione. Genesio Corgini, nato nel 1889, di professione messo comunale, fu l’unico dei 22 ostaggi che non riuscì a fuggire e a rimanere ucciso nello scontro. Leo Morellini “Bigatto” nato nel 1914 a Fabbrico, Piero Foroni “Ratto” nato nel 1922 a Fabbrico, Luigi Bosatelli “Enzo” di Milano sono invece i partigiani caduti. A loro fu intitolato il distaccamento SAP di Fabbrico che prese così il nome di “Leo Pier Luigi”. Tre vie del comune sono intitolate a questi partigiani, simbolicamente tutte e tre collegano via XXV aprile e via XXVII febbraio.
- Fabbrico – luogo dello scontro
- Monumento ai caduti della battaglia di Fabbrico.