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Abstract
Alla base di questa ricerca vi è la volontà di fare emergere storie di migranti dell’Appennino reggiano, dalla prima guerra mondiale al 1960, estrapolate da documenti conservati in archivi storici, tanto pubblici quanto privati. L’idea era quella di cogliere, attraverso atti ufficiali, frammenti di vita di individui e di comunità nel momento stesso in cui, forzosamente, “incappavano” nella burocrazia municipale o in quella prodotta dall’attività sindacale della Camera del lavoro della provincia di Reggio Emilia. Ho quindi chiesto e gentilmente ottenuto il permesso di accedere ai fondi storici dei comuni di Busana, Castelnovo né Monti, Collagna, Ligonchio e Villa Minozzo. 

Si potrebbe dire che, in questa ricerca, da un lato, ho tentato di connettere fenomeni “globali”, quale appunto la migrazione e le congiunture socio-economiche, a storie radicate in un territorio ben definito e “incastonate” in documenti di varia natura. Dall’altra, mi sono impegnata a tratteggiare l’impatto locale di strategie politiche e di mutamenti sociali non meramente riducibili a quel contesto.

Ogni migrante è la sua storia, porta con sé le costrizioni, il peso delle congiunture esterne, ma anche le proprie aspirazioni e i propri sogni. Questo aspetto per così dire esistenziale e individuale, emerge forse con più difficoltà dalle carte d’archivio qui esaminate. Questo saggio vorrebbe fornire infatti un affresco di carattere qualitativo piuttosto che quantitativo del fenomeno migratorio dalla montagna reggiana: ho scelto solo alcuni comuni, concentrandomi su determinati temi. Eppure il peso delle scelte dei singoli trova posto comunque, in questo lavoro: i documenti d’archivio che ci sono pervenuti ci raccontano storie di migranti perché questi ultimi sono necessariamente incappati nelle istituzioni per realizzare il loro progetto migratorio.
Per me è stato, a tratti, faticoso tenere il passo dei migranti d’Appennino, ma, prima di tutto, è stata un’esperienza emozionante e, spesso, commovente. Mi auguro di essere riuscita nell’intento di rendere udibili, anche solo per un attimo, l’eco dei loro passi e delle loro voci.
Buon cammino.

Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile, con la loro disponibilità e gentilezza, la mia concreta ricerca negli archivi storici di questi enti locali. In particolar modo, mi riferisco al sindaco di Villa Minozzo, agli assessori alla cultura dei comuni di Ventasso e di Castelnovo né Monti, agli impiegati delle rispettive sedi municipali e al personale della Biblioteca Crovi (C. Monti) per aver agevolato le mie “incursioni archivistiche”. Un grazie anche a Sandra Strani, che mi ha supportato nelle ricerche effettuate nell’archivio di Ligonchio.