Vincenzo Amadei era un contadino di 53 anni. Simpatizzante socialista, viveva con la sua numerosa famiglia nei campi antistanti al piccolo borgo di Coenzo, non lontano da Brescello, attraversato dal fiume Enza che divide la provincia di Reggio Emilia da quella di Parma. Alla domenica pomeriggio, unico suo momento di riposo, era consueto frequentare l’osteria locale. Quella mattina, domenica 12 marzo 1922, era previsto un comizio fascista nel vicino borgo di Mezzano Inferiore, oltre l’Enza, in provincia di Parma. Com’era usuale, rapidamente i fascisti cominciarono a girare per la zona, per richiamare gente al comizio e per distribuire il foglio squadrista “All’Armi”. Durante il comizio a Mezzano si svolsero diversi incidenti tra fascisti e antifascisti. Gli squadristi nel pomeriggio continuarono, con fare intimidatorio, a percorrere armati le vie nei dintorni di Mezzano. Sino a sera si susseguirono diverse provocazioni fasciste nei dintorni di Coenzo e vennero esplosi diversi colpi d’arma da fuoco in direzione dell’osteria. Uno di questi colpi raggiunse Vincenzo Amadei e la nipote Adele. La ragazza non riportò lesioni gravi mentre Vincenzo fu trasportato d’urgenza all’ospedale di Brescello dove morì il giorno successivo. I fascisti si diedero alla fuga, dopo qualche ora Coenzo fu raggiunto da un nuovo gruppo di squadristi che tentò di occupare il piccolo borgo e si scontrò con i presenti. Il gruppo venne poi disperso dall’intervento dei carabinieri.
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