Ecco che cosa ha scritto Vittorio Pellizzi, il prefetto della Liberazione, su quello storico ed eroico «giornalino» (da «Ricerche Storiche», n. 3, pp. 5-19):

«Un giorno della seconda quindicina del settembre 1943, più di un centinaio di reggiani soprattutto professionisti, commercianti, impiegati, insegnanti rinvennero, giacente nella buca delle lettere di casa loro o del loro ufficio o infilato sotto la porta, un singolare fascicoletto di due fogli formato protocollo (quattro facciate) fittamente dattiloscritto e ciclostilato ‘su carta di qualità piuttosto andante. In alto, sul lato destro, vi apparivano ben marcate due brevi linee parallele, tracciate con matita verde e rossa, distanziate fra loro da uno spazio di altezza pari allo spessore delle righe colorate, spazio che biancastra essendo la carta . formava con esse la coccarda tricolore italiana. Non c’era titolo; ma i singoli « pezzi » recavano strane firme: CaputLo StariezUn Travet. E in calce alla quarta pagina si leggeva questa frase: Diffondete questi fogli! e più sotto, a mo’ di conclusione: Viva l’Italia!

1. – Per rendersi conto dell’importanza di questo fatto – a parte il valore intrinseco del contenuto di quei – “Fogli”, di cui si dirà – dell’interesse che esso suscitò fra la popolazione e delle reazioni alle quali diede luogo, occorre riportarsi alla situazione di quei giorni. Anche a Reggio si vivevano ore difficilissime. Ormai, la speranza in una rapida avanzata degli Alleati verso il Nord o di sbarchi in Toscana o sul litorale romagnolo (di cui la propaganda delle radio Alleate andava da tempo parlando) si stava dileguando per far luogo ad una atmosfera opprimente, determinata dalle vicende dell’8 settembre e dall’avanzare dell’autunno, che si annunciava grigio e nebbioso non solo meteorologicamente e che faceva prevedere un gelido e tristissimo inverno. Radio Londra che moltissimi ascoltavano in gran segreto, quasi assistendo ad un rito aveva in quei giorni dato notizia che la liberazione di Napoli sarebbe stata imminente, sia pure a costo di spaventose distruzioni e di gran numero di vittime. La marcia da Salerno alla capitale campana (una quarantina di chilometri), che era stata prevista dalla propaganda anglo-americana come una passeggiata, durava ormai da una quindicina di giorni e i progressi erano lenti e penosi. La gente faceva rapidi calcoli semplicistici: se per quaranta chilometri occorrevano quindici o venti giorni, per raggiungere il Nord sarebbero occorsi molti mesi, forse un anno.
Intanto il risuscitato fascismo, sotto specie repubblicana, si stava riorganizzando.

Se anche i maggiorenti (i cosiddetti “gerarchi”) del vecchio fascismo, testé crollato, erano in buona parte fuggiti o, almeno per il momento e in attesa degli eventi, si erano mimetizzati, pure certe manifestazioni esteriori gettavano luce sinistra sulla situazione: la sera del 18 settembre il redivivo Mussolini le fotografie successive mostrarono poi una larva d’uomo aveva parlato dalla Radio Monaco; il 19 il seniore Silvio Margini – fino ad allora pressoché uno sconosciuto – aveva assunto il comando della 79a legione della MVSN in sostituzione del Fagiani; il 22, dopo la lunga vacanza prodotta dal trasferimento del Vittadini, il prefetto di carriera Gardini si era insediato nel palazzo del governo in corso Garibaldi; il 26 veniva annunciata la nomina di una reggenza dell’appena costituita federazione fascista repubblicana, composta di uomini del tutto sconosciuti ai più: Dante Torelli, che si qualificò volontario di guerra, segretario; Aicardi Cesare, combattente, Wender Armando, organizzatore (sic!), Cavagna Virginio, sindacalista, e Poli Renato, grande invalido di guerra, membri; il 27 gli uffici della federazione erano stati ufficialmente aperti; il l0 ottobre, da un bando minaccioso del comando germanico la popolazione aveva avuto notizia ufficiale dei primi atti di sabotaggio compiuti da patrioti; il 4 la reggenza fascista veniva sostituita da un comitato federale così composto: avv. Giuseppe Scolari, segretario federale; Dante Torelli, vice federale; Margini Silvio, Wender Armando, Olivi Gino (un ufficiale effettivo di artiglieria che, dopo aver difeso la caserma Zucchi dall’assalto dei tedeschi, passò al nemico e si distinse per la sua attività di delatore) e Cavagna Virginio membri; capo della segreteria era stato nominato un tal Nino Pelliccia, il cui nome ricorrerà poi sinistramente nel periodo successivo; nel corso del mese di ottobre l’organizzazione federale si espandeva anche in provincia e il giornale, che frattanto aveva ripreso la vecchia testata di Il Solco fascista con la direzione di uno sconosciuto Augusto Rossi, annunciava la nomina di decine di segretari politici in comuni della provincia e in ville del comune di Reggio; il 25 il prefetto Gardini, durato invero l’éspace d’un matin, veniva sostituito da Enzo Savorgnan, con il nuovo titolo di capo della provincia.
Il disorientamento, succeduto all’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre…»

I fogli tricolore

Per approfondimenti, leggi l’intero documento di Vittorio Pellizzi

Scarica

Le sette copie originali dei «Fogli Tricolore», già di proprietà di monsignor Guido Agosti, sono stati depositati dal sig. Amedeo Agosti.

Ora i fascicoli sono consultabili in formato digitale presso il polo archivistico del comune di reggio emilia, Via Dante 11, Reggio Emilia