A cura di Massimo Storchi

Il 14 maggio la Direzione del MSI decide di convocare il suo VI° Congresso Nazionale a Genova nelle giornate del 2, 3 e 4 luglio (Foto25). Oltre ad essere città “medaglia d’oro della Resistenza”, la sede del congresso viene fissata al teatro Margherita, nelle immediate vicinanze del Sacrario dei Caduti della Resistenza. Si sparge, inoltre, la voce che a presiedere il congresso sarà l’ex Prefetto repubblichino Basile (ipotesi poi rientrata), tristemente noto per la collaborazione offerta ai nazisti nella repressione dell’attività partigiana.

La protesta popolare, contro quella che viene letta come una provocazione ed una prova di forza per la verifica sulla tenuta dell’alleanza di governo (anche se l’autorizzazione al Congresso era già stata data dal precedente governo Segni), si manifesta già il 6 giugno quando i partiti PCI, PSI, PSDI, PRI, PR diffondono un manifesto per contestare il congresso missino definendolo: “una grave provocazione a Genova antifascista” (foto26)

Il 25 giugno è convocata una manifestazione promossa dai portuali (i “camalli”) appoggiati dalle organizzazioni giovanili antifasciste. Dopo il comizio, il corteo che intende recarsi a deporre una corona di fiori al sacrario dei caduti della Resistenza si scontra con la polizia. I tafferugli si protraggono per alcune ore (Foto27).

Il 28 giugno PSDI, PCI, PSI, PRI e P.Radicale indicono un comizio unitario tenuto da Sandro Pertini (Foto 28) ed al quale partecipano oltre 30.000 persone (Foto35):

Così ancora una volta siamo preparati alla lotta, pronti ad affrontarla con l’entusiasmo, la volontà, la forza di sempre … essa [unità delle forze della Resistenza] costituisce la più valida diga contro le forze della reazione, contro ogni avventura fascista e rappresenta un monito severo per tutti. Non vi riuscì il fascismo, non vi riuscirono i nazisti, non ci riuscirete voi! Noi in questa rinnovata unità, siamo decisi a difendere la Resistenza, ad impedire che ad essa si arrechi oltraggio. Questo lo consideriamo un nostro preciso dovere. Per la pace dei nostri morti e l’avvenire dei vivi, lo compiremo fino in fondo, costi quello che costi.” (Foto29)

(Dal discorso di Pertini del 28 giugno a Genova, riportato in P.Cooke, Luglio 1960: Tambroni e la repressione fallita)

Il 29 giugno la Camera del Lavoro cittadina indice uno sciopero generale (dalle 14 alle 20) (Foto30) nella provincia genovese per la giornata del 30, a cui si sarebbe aggiunto un corteo per le strade della città (Foto31). La CISL non aderisce, ma lascia liberi i suoi iscritti di parteciparvi. La UIL invita invece i propri aderenti a non prendervi parte.

Ad aumentare la tensione si aggiungono alcune decisioni prese dalle forze dell’ordine, percepite come ulteriori provocazioni: la visita del comandante generale dell’Arma dei Carabinieri per un’ispezione della città, la sostituzione del questore Alfredo Ingrassia (che aveva chiesto il pensionamento) con Giuseppe Lutri, noto per la sua attività anti-resistenziale a Torino durante la dittatura fascista, e l’arrivo in città della Celere di Padova, specializzata in tattiche di anti-guerriglia urbana.

Gli scontri con le forze dell’ordine nascono improvvisi dopo il discorso conclusivo del sindacalista Pigna della CGIL davanti a oltre 100.000 persone. (Foto 32,33,34)

La stessa geografia cittadina gioca a favore dei dimostranti consentendo rapidi attacchi ed altrettanto rapidi ripiegamenti.  Ad avere la peggio, in una serie di scontri diffusi, sono i militari, spesso separati ed affrontati individualmente. Diverse camionette vengono rovesciate e date alle fiamme, un poliziotto viene buttato nella vasca della fontana di piazza De Ferrari, epicentro degli scontri, mentre ad alcuni altri sono sottratte le armi.

Nonostante l’alto numero di contusi (80) e di feriti (36) registrati tra i militari, conseguenza evidente di azioni decise, appare sorprendente il fatto che non si siano registrate vittime su entrambi i fronti. 76 manifestanti sono arrestati. Gli scontri proseguono a lungo e solo l’intervento del Presidente dell’ANPI Gimelli e del Questore riescono, sul finire della giornata, a separare gli opposti schieramenti. (Foto36)

Le manifestazioni di Genova finiscono per conseguire lo scopo prefissato. Dopo una prima ipotesi di spostamento a Nervi (respinta dalla direzione del MSI) ed un violento diverbio telefonico tra Michelini e Tambroni, il Congresso missino viene annullato. (Foto37)

La condizione di trovarsi di fronte ad una manovra orchestrata dal partito comunista per destabilizzare le istituzioni, viene prontamente fatta propria dal Governo Tambroni (Foto38) (Foto39)

Spataro, nel suo intervento alla Camera per rispondere alle interpellanze sui fatti di Genova così si esprime:

“Il partito comunista italiano, attraverso l’Associazione dei partigiani da esso controllata, ha pensato di far leva sui sentimenti antifascisti di tanta parte dei genovesi promovendo, freddamente e subdolamente una campagna politica destinata, attraverso l’opposizione al Congresso del MSI e utilizzando la più vasta solidarietà antifascista, ad un’azione di forza contro il Governo e contro le stesse istituzioni dello Stato … Le manifestazioni organizzate dei giorni precedenti dimostrano ciò che affermo. Sono certo che i valorosi componenti del Comitato di liberazione ligure non avrebbero riconosciuto i coraggiosi patrioti delle Langhe in quel gruppo di facinorosi che il 30 giugno, in piazza De Ferrari, hanno aggredito proditoriamente le forze dell’ordine che nulla avevano fatto contro di essi … sarebbe un illuso chi pensasse che l’attuale Governo, perché Governo amministrativo, non sia deciso a garantire con tutti i mezzi, anche straordinari, a sua disposizione, l’obbligo assoluto per tutti i cittadini di obbedire alle leggi dello Stato.”

 

 


LE FOTO CITATE NEL TESTO

 


Gli approfondimenti fanno parte delle nostre iniziative per il 60° anniversario dai Morti di Reggio Emilia

Per i morti di Reggio Emilia – 1960-2020


“Morire in piazza” – Nuova stanza di Livello 9

Uno dei principali progetti portati avanti da Istoreco in questi anni è Livello9, il museo virtuale dei luoghi del ”900 di Reggio Emilia. Il 6 luglio 2020, in occasione della ricorrenza, verrà pubblicata “Morire in piazza”, la nuova stanza digitale dedicata agli episodi di repressione e violenza contro chi manifesta avvenuti nel territorio reggiano.

Il 10 luglio, poi, verrà organizzata una passeggiata storica nel centro cittadino. Il 6 luglio, potrete scoprire i dettagli di “Morire in piazza” sul sito www.livello9.it