A cura di Massimo Storchi

FUNERALI

 

A Reggio Emilia si svolgono i funerali delle cinque vittime degli scontri del 7 luglio. (Foto85). Presenti Palmiro Togliatti (Foto80), Ferruccio Parri (Foto81), Mauro Scoccimarro (Foto82), le delegazioni del PCI, PSI e del PSDI, esponenti della Resistenza, delle forze antifasciste, Luciano Romagnoli (Foto83) e Santi, segretari della CGIL. In vista del dibattito parlamentare sulla situazione politica 25 parlamentari DC riuniti sotto la presidenza di Pella (Foto87) si pronunciano per la difesa del governo Tambroni. Al contrario la sinistra DC chiede un immediato mutamento della formula politica e sollecita un’apertura a sinistra.

Così Corrado Corghi (Foto86) ricorda quelle giornate del luglio 1960

“Il giorno seguente, mentre mi trovavo ad una riunione al Ministero della Sanità, Moro mi fece avvertire che erano accaduti fatti gravi nella mia città e mi pregava di partire immediatamente per Reggio Emilia. Da mezzogiorno era indetto uno sciopero antifascista proclamato dalla Camera del Lavoro con l’opposizione dei dirigenti locali della CISL e della UIL. La questura aveva concesso una sala adiacente a piazza della Libertà per il comizio CGIL indetto per le ore 17. Intanto le autorità avevano deciso di far affluire rinforzi di polizia e carabinieri, ordinando di “frustrare sul nascere qualsiasi assembramento o tentativo di cortei”.

La sala non poteva certamente contenere una folla di più di 20.000 lavoratori e questi si erano disposti nella piazza sperando di seguire gli interventi attraverso alto parlanti installati all’esterno: ma ciò non veniva concesso dalla questura e intanto aumentava lo sbarramento delle forze dell’ordine. Erano passati dei giovani in motocicletta che esponevano scritte contro il governo Tambroni e i fascisti: scattò l’ora “X” e le forze dell’ordine fecero cadere sulla folla gas lacrimogeni e candelotti fumogeni e misero in azione gli idranti. Non per nulla Reggio era medaglia d’oro della Resistenza: come a Genova, giovani e operai difesero il loro diritto a manifestare contro i fascisti e costrinsero gli agenti ad indietreggiare. Sopraggiunsero altri camion, carichi di carabinieri in assetto da guerra, e le forse dell’ordine iniziarono a sparare sulla folla: caddero Ovidio Franchi (19 anni), Lauro Farioli (22 anni), gli operai Marino Serri (41 anni) e Emilio Reverberi (39 anni) e Afro Tondelli (36 anni) dipendente dell’arcispedale.

Quando raggiunsi Reggio alle prime luci dell’alba, mi diressi subito all’Arcispedale Santa Maria Nuova, che presiedevo da vari anni, per informarmi sulle condizioni dei feriti. La tensione era fortissima, volli assistere alle autopsie e vedere le pallottole che avevano ucciso i cinque lavoratori. Una grande folla aveva sostato tutta la notte per vegliare i suoi morti: tutti mi conoscevano in ragione del mio impegno politico, ma nessuno ebbe una parola offensiva per me; molti mi stringevano la mano. Mi accompagnarono sul luogo dell’eccidio. C’erano ancora gruppi di operai che guardavano in silenzio le chiazze di sangue lasciate dai loro compagni: ed io mi misi accanto a loro. La città era paralizzata, le forze dell’ordine acquartierate.

Ebbi un incontro con i deputati Curti (Foto88) e Cattani del PSI per un primo scambio di idee in merito alla manifestazione che doveva avvenire il giorno seguente per i funerali delle vittime; subito dopo ebbi un incontro col sindaco comunista Cesare Campioli, con i rappresentati del PSDI e del PRI e con il vicesegretario del PLI Alberto Ferioli.

Riunii urgentemente i segretari provinciali della DC delle regioni vicine per fare il punto della situazione dopo i gravissimi fatti di Reggio.

A Roma la segretaria politica sembrava volatilizzata e i dirigenti locali della DC non intendevano assumere alcuna iniziativa.

Il PCI proponeva di far parlare Togliatti ai funerali; il PSI non voleva invece dare una colorazione comunista proprio per riunire attorno ai corpi degli uccisi tutto l’antifascismo resistenziale. I dirigenti del PSI e i loro rappresentanti della CGIL chiesero allora la mia partecipazione ai funerali e il silenzio del leader comunista e così venne concordato. Resi noto ai dirigenti della DC che si era pure ottenuto che il servizio d’ordine dei funerali fosse svolto dalle guardie municipali della città emiliane, disarmate: le forze di polizia e carabinieri dovevano restare nelle caserme. Un funzionario statale mi chiese: “che lei che condivide le richieste dei socialcomunisti, può garantirci che nessuno assalterà la Prefettura?”. Lo assicurai in tal senso, purché-aggiunsi-non ci fossero provocazioni.

Il mattino successivo una folla immensa proveniente da tutta la Regione ed oltre rese omaggio agli operai uccisi.

Parri intervenne come esponente della Resistenza:

Oggi noi siamo sicuri che se i nostri avversari ci costringessero a una prova di forza, ad una prova decisiva, noi siamo sicuri della vittoria perché l’abbiamo controllato in questi giorni, sulle piazze d’Italia, in mezzo alle masse popolari. Ma noi non desideriamo la prova di forza, non desideriamo una vittoria ottenuta in questo modo perché le vittorie di questo genere le paga il popolo. Noi non vogliamo che si allarghino nelle piazze del nostro paese queste macchie di sangue. Una tremenda responsabilità investe le supreme autorità dello Stato, ad esse spetta prima di tutti il compito di impedire che la situazione precipiti verso soluzioni estreme.

 (in: Guardare alto e lontano. La mia Democrazia Cristiana Consulta librieprogetti,Reggio Emilia 2014, p.586-589) 

Corrado Corghi (1920-2016), laureato all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Cariche ricoperte nella DC: Segretario provinciale (1950-1959), Segretario regionale (1952-1967), membro Direzione nazionale (1952-1967). Presidente Arcispedale S.Maria Nuova (1954-1964). Membro del Consiglio Superiore Sanità e di Intersind, della Commissione italiana UNESCO e del Comitato nazionale FAO.

 

 


Gli approfondimenti vanno parte delle nostre iniziative per il 60° anniversario dai Morti di Reggio Emilia

Per i morti di Reggio Emilia – 1960-2020


“Morire in piazza” – Nuova stanza di Livello9

Uno dei principali progetti portati avanti da Istoreco in questi anni è Livello9, il museo virtuale dei luoghi del ”900 di Reggio Emilia. Dal 6 luglio è visitabile “Morire in piazza”, la nuova stanza digitale dedicata agli episodi di repressione e violenza contro chi manifesta avvenuti nel territorio reggiano. Potrete scoprire i dettagli di “Morire in piazza” sul sito www.livello9.it.

Il 10 luglio, poi, verrà organizzata una passeggiata storica nel centro cittadino.