Un passo indietro per scoprire, capire e guardare al futuro. I fatti storici di cui si parla sono quelli del 7 Luglio 1960 a Reggio Emilia: cinque giovani operai con le magliette a strisce, che manifestavano per il lavoro, la democrazia e contro una deriva di destra autoritaria nel Paese e furono uccisi in piazza, la piazza che poi sarà loro intitolata, dalla polizia.

Il futuro è quello che aspetta che se ne tramandino conoscenza, memoria, ideali, domande e risposte, come quella giudiziaria sula revisione del processo che seguì a quei fatti.

Per dare forma ed energia a questi obiettivi, oggi nel Municipio di Reggio Emilia viene presentato e firmato un protocollo d’intesa fra Comune di Reggio Emilia, Istoreco-Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea, Anpi e Cgil, soggetti che costituiscono il Comitato promotore del progetto di ricerca ‘7 Luglio 1960: per non dimenticare’.

Di durata triennale, l’intesa mette le basi per la realizzazione, grazie al contributo di 21mila euro della Regione Emilia-Romagna, di un Centro di documentazione (Portale web), un archivio di conservazione, catalogazione e consultazione digitale, di preziose testimonianze e documenti storici su una vicenda che ha segnato profondamente la storia italiana e di Reggio Emilia.

HANNO DETTO – La sottoscrizione e presentazione del Protocollo d’intesa è avvenuta stamattina in Municipio da parte del sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, dell’assessora a Educazione e Conoscenza Raffaella Curioni, del consigliere dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna Federico Amico. Sono intervenuti inoltre il presidente di Anpi Reggio Emilia Ermete Fiaccadori, il segretario generale della Cgil Reggio Emilia Cristian Sesena, Gemma Bigi e Massimo Storchi, rispettivamente direttrice e responsabile del Polo archivistico di Istoreco. Per le famiglie dei Martiri del 7 Luglio erano presenti inoltre Silvano Franchi, fratello di Ovidio, e Ettore Farioli, figlio di Lauro.

“Quello per il Centro di documentazione sul 7 Luglio 1960 è un nuovo, ulteriore investimento, prima di tutto di competenze, sapere e ricerca, sulla memoria storica che impegna Reggio Emilia. Certo non l’unico, né il primo, ma sicuramente uno dei più significativi impegni in tema di tutela e diffusione di un fatto storico molto importante per la comunità locale e fondamentale per il Paese – ha detto il sindaco Luca Vecchi – Una vicenda che, dopo 62 anni, chiede ancora una piena ricostruzione. Ci auguriamo perciò che questo archivio sia fondamento di conoscenza, stimolo all’apprendimento e giacimento di nuove ricerche, analisi e conclusioni su una verità che attende di essere pienamente riconsegnata alle famiglie e alla comunità reggiana e italiana”.

“Grazie a questo Protocollo – ha detto l’assessora Raffaella Curioni – sarà possibile avviare un percorso di ricerca storica e di recupero dei materiali relativi ai fatti del 7 luglio 1960, per darne una diffusione sempre più ampia in particolare nelle scuole, per far conoscere ai nostri ragazzi le radici in cui affondano i valori di democrazia e libertà di questa città. L’idea è di coinvolgerli non soltanto come ascoltatori di quanto accadde quel giorno, ma anche come soggetti attivi capaci di lavorare su quei materiali per mantenerne viva la memoria collettiva”.

“La memoria di una terra è la sua migliore garanzia di futuro”, ha detto il consigliere regionale Federico Amico, che è stato promotore del progetto fra l’altro con una interpellanza che partiva dalle istanze di verità processuale raccolte dalle famiglie dei Martiri del 7 Luglio.

“Per questo – ha aggiunto Amico – sono particolarmente contento che sia arrivato a termine questo percorso che ho iniziato a concepire già un paio di anni fa. Fare memoria sui fatti del 7 luglio 1960 è un dovere civile e morale prima che scientifico: lo dobbiamo alle famiglie delle vittime e a tutta la città. E’ importante che questa borsa di studio sia stata voluta e realizzata da una collettività che comprende le istituzioni e la società civile per rivolgersi insieme alle nuove generazioni”.

Per Ermete Fiaccadori, presidente dell’Anpi, “si tratta di mettere un punto fermo, di creare un punto di riferimento sui fatti del 7 Luglio e da qui poter ricostruire con l’aiuto di ricercatori e storici anche quei tasselli, quei dettagli che ancora mancano e che possano portare finalmente anche a una vera verità processuale”.

Il segretario provinciale della Cgil, Cristian Sesena ha sottolineato fra l’altro che “la storia non si riscrive e non si annacqua e la creazione del Centro di documentazione sul 7 Luglio 1960 è in questo senso un’operazione di messa in sicurezza”.

Massimo Storchi ha ricordato che “i fatti del 7 luglio ebbero un’eco internazionale e crearono apprensione anche negli alleati dell’Italia, Paese in cui non regnava la massima trasparenza. Un interesse internazionale presente ancora oggi, con la conferenza di mercoledì prossimo in Sala del Tricolore, con il professor Philip Cooke storico dell’Università di Glasgow. Il Centro di documentazione offrirà in tempi relativamente brevi materiali già noti, a cominciare dalle motivazioni della sentenza di assoluzione sul 7 luglio ‘60, e sarà via via implementato, con il proseguimento delle ricerche che saranno svolte in particolare da due ricercatori borsisti, insieme allo staff di storici di Istoreco”.

GIOVANI E SCUOLE – Un progetto rivolto al presente, ma anche al futuro, quindi alle più giovani generazioni, scolari e studenti, per attività di studio e didattica. La tragica vicenda del 7 Luglio 1960 costituisce, infatti, un momento imprescindibile per chiunque voglia conoscere la storia civile e politica locale e le sue ricorrenti connessioni con la storia nazionale. La scomparsa dei protagonisti e dei testimoni oculari di quella giornata rischia d’altra parte di disperdere la possibilità di tramandare alle future generazioni il senso di quelle vicende e il loro significato. Da qui la necessità di recupero, accumulo, concentrazione dei materiali e catalogazione documentale e testimoniale, in un unico luogo-punto di riferimento comune, per continuare a sviluppare una memoria collettiva.

DALLA RACCOLTA ALLA DIGITALIZZAZIONE – In dettaglio, l’accordo impegna le parti a dar vita a un progetto pluriennale in grado di produrre una ricognizione e, quando possibile, a una raccolta ordinata e ragionata di tutti i materiali relativi al 7 Luglio 1960: testimonianze di vario genere, raccolte anche in video/audio, documenti e scritti che ora si trovano sparsi in diverse sedi, presso enti, da privati o custoditi da altre organizzazioni.

La raccolta dei materiali sarà effettuata sia con il reperimento fisico dei documenti, quando possibile, sia con la riproduzione digitale.

Questa attività implementerà progressivamente il Centro di documentazione online sul 7 Luglio 1960 a Reggio Emilia. Il materiale sarà trasferito infatti in un apposito portale web il cui accesso potrà essere collocato, con modalità e termini da approfondire, nei siti e sulle pagine social dei soggetti promotori. In questo modo si renderà possibile una consultazione a distanza di tanta parte del materiale ed in ogni caso sarà possibile impostare una ricerca anche da parte di chi non ha una conoscenza diretta dei fatti.

COLLABORAZIONI – Oltre a proporsi come strumento importante per evitare l’oblio dei fatti, il Centro di documentazione, prevede l’accordo, potrà offrire materiale di studio e promuovere attività di ricerca con singoli studiosi e persone interessate o attivare collaborazioni con istituzioni scolastiche e universitarie.

DAL CENTRO ALLA PROMOZIONE CULTURALE – A partire della sottoscrizione del protocollo d’intesa, il progetto avrà una durata triennale e si articolerà nelle seguenti fasi:

  • nel primo anno si costituirà il Comitato scientifico, saranno definiti con la Regione Emilia-Romagna le modalità di collaborazione e le forme di archiviazione. Dopo l’individuazione di due borsisti-ricercatori da parte del Comitato promotore, inizierà la mappatura del patrimonio esistente, il recupero degli inventari e delle ricognizioni esistenti, l’esplorazione degli archivi non ordinati e l’individuazione dei testimoni per le interviste. Contestualmente sarà avviata la fase di digitalizzazione dei documenti con la definizione del portale web dedicato. Già a partire dal primo anno saranno definite iniziative pubbliche per la divulgazione dei contenuti del progetto.
  • Durante il secondo anno si prevede, oltre al continuo lavoro di esplorazione e digitalizzazione del materiale, la promozione di iniziative nei confronti di istituti scolastici e di organizzazioni democratiche, lo sviluppo di incontri pubblici per la divulgazione della memoria storica della vicenda.
  • Nel corso del terzo anno, il portale web sarà completato, mentre proseguirà l’opera di divulgazione rivolta soprattutto a istituti scolastici e organizzazioni democratiche: il progetto si concluderà con una presentazione dei contenuti e risultati e la rendicontazione del lavoro svolto.

Il soggetto attuatore del progetto è individuato in Istoreco, che si avvarrà delle risorse finanziarie individuate dalla Regione Emilia-Romagna e da eventuali risorse di cofinanziamento degli altri soggetti sottoscrittori.

Istoreco effettuerà il lavoro di individuazione, selezione, digitalizzazione del materiale documentario mediante ricercatori storici che, con un compenso erogato sotto forma di borsa di studio, agiranno sotto la supervisione di un Comitato scientifico che avrà pure il compito di definire l’impostazione del piano della ricerca e la sua articolazione nel triennio di sviluppo.

I membri del Comitato promotore designeranno un nominativo per ciascun membro del Comitato promotore che farà parte del Comitato scientifico, che avrà anche il compito di valutare le professionalità da attivare per la realizzazione del progetto con particolare riferimento agli aspetti storici e di ricerca e a quelli informatici.