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Il caso di Cerredolo di Toano

I linguaggi della memoria
Il rapporto della GNR inviato dall’Ispettorato della Polizia Ferroviaria nel maggio 1944, al Comando Generale della GNR, in particolare al Servizio Politico del Comando Generale della Milizia colloca l’attacco partigiano al Presidio della GNR di Cerredolo di Toano, insediatosi presso l’ammasso a partire dal marzo dello stesso anno, in un duplice campo della memoria. Si tratta, osservando con maggiore sottigliezza, non solo di una semplice – benchè particolarmente cruenta – azione di guerriglia a un presidio fascista, nell’intento di un controllo militare e strategico del territorio di cerniera tra il modenese e il reggiano, ma anche di un attacco calibrato al sistema di sorveglianza dell’area dell’Alta Val Secchia.
Si tratta dunque di un’azione di guerriglia particolarmente delicata e complessa, stratificatasi nella percezione dell’oggi come un nodo della memoria collettiva, un intreccio di elementi che nella dinamica della guerra trovano alimento, ma che hanno radici anche nell’assetto comunitario e nelle relazioni socio – economiche e territoriali degli inizi del secolo.
Cerredolo costituisce infatti per configurazione idrogeografica e per assetto amministrativo un crocevia, un lembo di terra fra il fiume Secchia e il torrente Dragone predisposto allo scambio e al commercio tra la provincia modenese e quella reggiana, in una condizione decisamente di avamposto della montagna reggiana. La guerra, in tal senso, non ha fatto altro che sancire ufficialmente e sottolineare questa speciale vocazione del centro abitato allo scambio e a circondare di particolare importanza l’insediamento socioabitativo, le relazioni centro – periferia come accade ad ogni luogo investito strategicamente di una rilevanza propria…