La sinagoga è piena di buchi attraverso i quali penetra il cielo. Così la sua esistenza è di ombra e di luce sino alla fine dei tempi. Non si può distruggere una sinagoga; come non si può abbattere il cielo. (Edmond Jabès, Il Libro delle Interrogazioni).

Questa Sinagoga richiama il luogo dell’assenza: di quel che è stato e che ora non si dà più, o si dà in misura incommensurabile rispetto all’anteguerra. Il monumento sinagoga parla, proprio attraverso le sue ferite, di una vita comunitaria che possiamo soltanto immaginare. E’ tale silenzio, nel tragico paradosso che esprime, a renderci presente l’esperienza storica dell’insediamento ebraico a Reggio Emilia.

Accogliere visitatori e soprattutto scuole, in questo edificio o ancora nel vecchio cimitero oltre torrente, ha significato per Istoreco fare diretta esperienza dello straordinario racconto collettivo che vive rappreso attorno ad una storia che pure sembrava trapassata. La Sinagoga appare come uno spazio altamente significativo, certo fra i pochissimi luoghi eletti dalle nuove generazioni a futuro pantheon della loro memoria.

In sede di progettazione della mostra abbiamo dunque compiuto un’opera preventiva di rilevazione della presenza ebraica. Il primo risultato da porre in evidenza è la relazione profonda e dinamica con la tradizione locale, per le modalità con cui si trasforma nei secoli anche grazie al contributo di questo particolare fenomeno migratorio e della cultura internazionale che ha saputo portare in dote.
Una volta di più, con il soccorso di un vasto repertorio documentario, la vicenda ebraica costituisce un prezioso accesso alla contemporaneità.