Un segnale evidente dello scoppio della guerra è dato dall’aumento dei militari in circolazione: a quelli del presidio reggiano si aggiungono i mobilitati; quelli di passaggio verso il fronte; coloro che tornano in licenza; i feriti; i prigionieri. Dopo Caporetto, con l’estensione alle province emiliane dello stato di guerra, si registrano altre intrusioni: quella dei militari sbandati dopo la rotta; quella dei profughi provenienti dalle terre invase; quella delle truppe in corso di riordinamento. Questa presenza così massiccia non può che condizionare la vita della popolazione civile, sia in positivo (con l’induzione di servizi destinati ai soldati), che in negativo (come dimostrano gli episodi di disturbo della quiete pubblica). Oltre il flusso di uomini da e per il fronte è necessario registrare quello delle merci (ammassate nelle stazioni e sui carriaggi che intasano le strade) e delle parole: il principale tramite tra i soldati e le loro case è costituito dalla corrispondenza.