Insegnare la Costituzione è cosa ardua e pericolosa. Ardua perchè si rischia di impartire lezioni di retorica patriottarda buone sole a darsi pacche sulle spalle, invece di diventare cittadini maturi e consapevoli, attori quotidiani della propria partecipazione alla cosa pubblica. Citoyens, appunto, alla giacobina, oppositori di antico regime restauratore e assoluto, cittadini che hanno nel proprio patrimonio la lezione dell’Iluminismo, del Risorgimento e della Resistenza. E’ cosa pericolosa, perchè a imparare la legge fondamentale dello Stato, la Costituzione, si può diventare anche dei ribelli, dei sovversivi che vogliono vederla applicata, quella Legge.

Interpretare e conoscere la nostra Costituzione, conoscerne l’iter faticoso che l’ha portata a essere quello che noi leggiamo oggi, è una lezione di educazione vera alla cittadinanza, alla partecipazione, all’uguaglianza, alla legalità. E ci si può accorgere, come è avvenuto ai ragazzi del “Chierici” e ad una mia alunna di nove anni mentre leggeva in classe i principi della Carta, che l’Italia di oggi è profondamente lontana da quella pensata dai padri e madri costituenti nel 1948. Ne è così distante che assomiglia davvero molto a quella vecchia signora rappresentata nel fumetto “La Costituzione”: una storia di soprusi, cattivi comportamenti, smemoratezza e priva di un finale felice.
Tuttavia qualcuno l’aveva sognata diversa l’Italia che usciva dalla Seconda Guerra Mondiale e dal fascismo. Per esempio Piero Calamandrei, giurista ex partigiano delle brigate Giustizia e Libertà, diceva nei lavori dell’Assemblea Costituente il 4 marzo 1947: [ … ] questo progetto di Costituzione non è l’epilogo di una rivoluzione già fatta; ma è il preludio, l’introduzione, l’annuncio di una rivoluzione, nel senso giuridico e legalitario, ancora da fare [ … ]. Sul fatto che quella rivoluzione si sia più o meno compiuta, basta assistere a ciò che accade oggi, nel quotidiano.
Credo che insegnare la Costituzione significhi esattamente quello che gli studenti del “Chierici” hanno imparato a fare insieme a Francesco, Cesare e Giovanna: studiare il testo, comprenderne il contesto storico/politico di realizzazione, e poi vederne l’applicazione o la negazione partendo dalla realtà, dal concreto. Il progetto funziona e l’abbiamo visto animarsi sui banchi e sulle tavole perchè è vicino alle persone, narra la realtà e i suoi episodi e li traspone in diritti elusi e doveri sconosciuti dai cittadini. E’ concreto e aderente al presente come il testo della Costituzione che vorrebbe insegnare.
In ultimo, un grazie a chi ha permesso che questo percorso si realizzasse: il filosofo, storico, collaboratore di Istoreco Francesco Paolella, il disegnatore e insegnante Cesare Buffagni, la prof. Giovanna Cagliari, la dirigenza dell’Istituto d’Arte “G. Chierici” di Reggio Emilia, gli studenti e le studentesse che con impegno e passione sono stati i veri autori del progetto insieme ai giovani disegnatori, la Provincia di Reggio Emilia che da sempre sostiene Istoreco e la sua sezione didattica, l’Arci provinciale di Reggio Emilia e il suo presidente Federico Alessandro Amico.

Alessandra Fontanesi
responsabile sezione didattica e formazione
Istoreco