Cento anni fa anche l’Italia precipitava nel baratro della guerra.
Nessuno, nessun italiano, nessuna città, nessun paese restava indenne dalla tragedia. In occasione dell’anniversario, la Gazzetta di Reggio pubblicherà domenica uno speciale dedicato alla Grande guerra vista con gli occhi dei reggiani: quelli che partirono per il fronte e quelli che da casa diedero un contributo alla vittoria, lavorando per l’industria bellica, portando aiuti ai soldati, mettendo a disposizione le proprie case.

Lo speciale, curato da Andrea Mastrangelo e realizzato grazie al prezioso contributo di conoscenze di Istoreco e al materiale iconografico messo a disposizione dall’archivio della Biblioteca Panizzi, si apre analizzando il dibattito politico che divise Reggio fra interventisti e neutralisti, quando già le potenze europee erano in guerra. In città le prime due vittime si contarono ancora prima della dichiarazione di guerra, quando due giovani vennero uccisi durante uno scontro di piazza. Altissimo fu il tributo di sangue pagato dalla provincia di Reggio Emilia, che contò oltre seimila morti, senza contare il dramma di quanti tornarono mutilati o segnati in modo permanente. Intere famiglie vennero praticamente cancellate dai combattimenti e dalle malattie che facevano strage più delle pallottole.
Negli anni della Grande guerra, Reggio diventò il punto di riferimento nazionale per la psichiatria militare, tanto che tutti i soldati afflitti da patologie mentali venivano inviati al San Lazzaro dove erano esaminati nel sospetto che fingessero per evitare il fronte. I reggiani si fecero notare anche per il loro coraggio di militari, come dimostra l’alto numero di medaglie, ma grande coraggio dimostrarono anche le donne, che organizzarono comitati per l’aiuto alle truppe e vennero impiegate, in condizioni penose, nell’industria bellica.
La vita dell’intera provincia fu sconvolta: tutte le energie erano rivolte a sostenere l’apparato bellico.
Moltissimi furono gli edifici, a cominciare dal teatro Municipale, trasformati in ospedali. Tristissima la condizione dei prigionieri, sia quelli italiani spediti in Germania sia gli austriaci trasportati a Reggio. Fame e malattie erano la situazione quotidiana.

 

Lo speciale della Gazzetta di Reggio prende in esame anche quanto accadde subito dopo la vittoria, quando il fascismo tentò di impadronirsi del patriottismo degli ex combattenti. Una vicenda visibile anche nei tanti monumenti ai caduti che si incontrano in città e in ogni paese. Si arriva infine ai giorni nostri, con il contributo alla conoscenza della Grande guerra attraverso iniziative culturali e la creazione degli Albi della Memoria, “creatura” reggiana di Istoreco che ha fornito al Paese un eccezionale patrimonio di dati su un popolo di soldati, di vittime, di italiani che non possono essere dimenticati.

NB: nell’inserto l’articolo «Per le donne solo un immenso dolore» La psichiatra reggiana Marta Del Rio studiò gli effetti del conflitto sulla popolazione femminile è senza firma, l’autrice è Chiara Bombardieri

::Gazzetta di Reggio - inserto Prima guerra::

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