«Dopo un raccolto, ne viene un altro», diceva Papà Alcide Cervi pensando al sacrificio dei suoi sette figli, uccisi dai fascisti il 28 dicembre 1943, insieme a Quarto Camurri, presso il Poligono di Tiro di Reggio Emilia. Il Museo di Casa Cervi, nato dall’evoluzione della Casa, immersa nel podere dei Campirossi, nel cuore della pianura reggiana, è un luogo simbolico di memoria e di Resistenza, custode e testimone dell’esempio e dei valori della famiglia, che qui visse a partire dal 1934.

«Rinasce il Museo di Casa Cervi. Abbiamo fatto in modo che questo luogo potesse parlare ancora oggi, nel 2021, con parole nuove, più forti, alle persone che verranno», spiega Albertina Soliani, Presidente dell’Istituto Alcide Cervi. «Casa Cervi vuole parlare sempre di più al popolo intero del nostro Paese, parla all’Europa, parla al mondo. I Fratelli Cervi portavano sul trattore il mappamondo, avevano valori di libertà, democrazia, guardavano oltre i confini. Per questo si sono organizzati, hanno chiamato tutti a partecipare alla Resistenza; non hanno mai visto il 25 aprile, ma l’hanno costruito, lo hanno preparato, ce lo hanno consegnato. Questo luogo, che è rimasto un punto di riferimento anche durante il lockdown, continuerà a vivere con le generazioni future, perché il racconto della vicenda dei Cervi e la loro scelta di libertà e democrazia è un racconto che non finisce mai. Quella che è stata la loro lotta adesso è nelle nostre mani: è la nostra lotta per un mondo migliore».

«Dopo due anni di lavori, Casa Cervi si presenta al pubblico con un percorso ripensato in sintonia con i nuovi tempi e con le domande dei cittadini», spiega Paola Varesi, Responsabile del Museo. «La rivisitazione degli spazi della casa abitata dalla Famiglia Cervi secondo più moderni criteri di allestimento rinnova il racconto della vicenda della Famiglia Cervi mettendo al centro con nuovi linguaggi della memoria l’attualità dei valori che la hanno animata».

La storia della famiglia Cervi, la loro maturazione antifascista e il loro sogno di progresso nelle campagne, viene raccontata attraverso nuovi linguaggi e nuovi strumenti, con un occhio di riguardo alle nuove generazioni, tra la memoria della Resistenza e l’urgenza dell’antifascismo oggi.

È proprio con questa logica che il racconto inizia dalla fine: nella prima sala, chiamata La storia, il visitatore viene accolto con una proiezione immersiva: le immagini, le voci fuori campo, narrano il tragico epilogo dei Sette Fratelli. Da questa sala inizia il viaggio a ritroso nel tempo lungo la storia della Famiglia: le origini, ma anche la loro voglia di innovazione e di sperimentazione di nuove tecniche nella coltivazione e nell’allevamento. Grazie allo studio e alla ricerca, il lavoro, per i Cervi, è stato così uno strumento di emancipazione sociale e di progresso. La loro voglia di libertà era unita a una profonda coscienza civile e a una curiosità culturale e politica – uno sguardo verso il mondo, ben rappresentato dal mappamondo che la famiglia acquistò insieme al nuovo trattore nel 1939 e che si trova al centro della prima stalla, nella sala oggi chiamata Tra terra e sogno. Il percorso di visita riserva una sala intera alla popolarità e alla dimensione pubblica della storia e dell’esempio della Famiglia, circondata dall’affetto e dalla vicinanza popolare di tutto il Paese.

Un Museo, insomma, improntato sulla multimedialità e sulla tecnologia, con video e proiezioni nuove e inedite: esperienze audiovisive che immergeranno e coinvolgeranno il visitatore nelle sale e nella storica Quadrisfera, con un nuovo video-documentario chiamato La lunga storia del paesaggio agrario italiano. Questo grazie agli interventi inediti di giovani storici (Carlo Greppi, Isabella Insolvibile e Iara Meloni) e alla potenza evocativa di tre grandi voci del teatro come Moni Ovadia, Ottavia Piccolo e Marco Rovelli. Ma è anche un Museo che conserva la tradizione, legatissimo alla storia del suo territorio – a partire dall’uso di materiali antichi ed ecosostenibili, come la “terra cruda”, nella quale sono incise le parole e i versi che scrittori e poeti celebri hanno dedicato ai Cervi. Arricchiscono il percorso le opere donate degli artisti reggiani Alfonso Borghi, Mario Rosati e Costantino Morini, parte integrante dell’allestimento. Il nuovo Museo è stato progettato da Massimo Venegoni, dello Studio Dedalo di Torino, in collaborazione con la storica Paola Boccalatte; i lavori del cantiere sono stati affidati all’architetto Fiorenzo Basenghi; hanno coordinato Claudio Silingardi, Paola Varesi, Mirco Zanoni ed Eleonora Taglia.

Il taglio del nastro del Museo ci sarà la mattina del 28 dicembre 2021, 78° anniversario della fucilazione dei Sette Fratelli Cervi e di Quarto Camurri. Così, ancora una volta, la ricorrenza di una tragica fine coincide con un nuovo inizio per Casa Cervi. «Dopo un raccolto, ne viene un altro».

Maggiori informazioni su www.istitutocervi.it