Reggio Emilia, 9 settembre 1943
AL COMANDO DEL PRESIDIO MILITARE di
REGGIO EMILIA
OGGETTO: Rapporto.

Informo codesto Comando che ieri sera circa alle ore 19 in seguito ad ordine telefonico ricevuto dal mio Aiutante maggiore e trasmesso dall’Aiutante maggiore di codesto Comando disposi i servizi di O.P. ordinatimi. Successivamente parlai telefonicamente col Col. Zunin comandante il presidio il quale mi disse di dare ordini a tutti i presidi esterni di O.P. di non intervenire con le armi contro eventuali dimostrazioni popolari, purché contenute in modesti limiti, e di evitare assolutamente qualsiasi manifestazione ostile alle truppe tedesche, ordine che io impartii immediatamente. Il Comandante del Presidio mi disse anche di provvedere alla difesa della caserma. A ciò provvidi collocando le armi automatiche a mia disposizione (3 mitragliatrici e 1 fucile mitragliatore) all’ingresso della caserma e predisponendo la truppa a mia disposizione opportunamente allo scopo.
La notte è trascorsa tranquilla fino a circa le 2, dopo tale ora sentii un vasto movimento di mezzi cingolati e corazzati che transitavano lungo la circonvallazione esterna della città.
Da informazioni chieste ai miei posti di O.P. seppi trattarsi, come immaginavo, di truppe tedesche in movimento.
Dopo circa un’’ora si sono udite delle scariche di bombe a mano e di armi automatiche in località ancora distanti dalla caserma.
Chieste immediatamente informazioni a codesto Comando un ufficiale mi ha detto: siamo stati attaccati. I tedeschi chiedono la resa incondizionata. A questo punto ordinai al capitano Olivi sig. Gino di tenersi pronto con le armi automatiche e con gli altri mezzi a mia disposizione per la difesa ad oltranza della caserma.
Ritelefonai al Comando del Presidio per chiedere altre istruzioni e l’Ufficiale addetto mi rispondeva che la situazione era gravissima e che il Comando del Presidio era in comunicazione con il Comando della Difesa territoriale dalla quale attendeva istruzioni. Da questo momento in poi da alcuni posti di O.P. forniti dalle mie truppe (posti che variavano nella forza da 10 a 20 uomini) armati di moschetto, ebbi comunicazione che erano attaccati da forze soverchianti tedeschi appoggiate a mezzi blindati che ne chiedevano la resa.
Avvertito immediatamente per telefono il Comando del Presidio questo mi rispondeva che era a conoscenza di quanto accadeva e di regolarmi come potevo. Da questo momento non ho avuto collegamento con i posti di O.P. e nel frattempo la caserma veniva circondata da numerosi mezzi blindati e corazzati tedeschi (solo nel tratto frontale della caserma detti mezzi si distendevano dall’inizio del Teatro Ariosto sino al viale di circonvallazione dove proseguivano). Il Capitano Olivi aveva intanto portato due mitragliatrici fuori dal cancello della caserma e due nel cortile per la difesa dell’entrata dalla porta carraia. Per un certo tempo i tedeschi rimasero fermi e silenziosi simulando di non avere alcuna intenzione ostile verso la caserma. Improvvisamente la caserma fu investita da numerose raffiche di armi automatiche e da un nutrito lancio di bombe a mano. Il capitano Olivi ordinò il fuoco e ambedue le mitragliatrici eseguirono alcune raffiche, poi furono ritirate all’interno del cancello per non essere sopraffatte. Sulla nuova posizione le armi del capitano Olivi hanno ancora aperto il fuoco però sopraffatte dalle truppe tedesche e dal nutrito fuoco e lancio di bombe a mano da esse fatto. Mentre ciò (av)veniva io scendevo verso l’uscita della caserma per rendermi conto della situazione, ma giunto nei pressi della porta del circolo ufficiali mi trovai circondato da sei o sette militari tedeschi che già avevano circondato il capitano Olivi e il S. Ten. Manetti. Un interprete che era con loro mi disse che il suo comandante desiderava parlarmi per dirmi che facessi cessare il fuoco così non sarebbe stata fatto alcun male a nessuno. Mi disse inoltre di riunire la truppa nelle camerate e gli ufficiali nel locale dell’ufficio matricola. Frattanto gli ufficiali furono disarmati. Mentre era in corso il disarmo degli ufficiali sono stato chiamato al circolo ufficiali dove trovai alcuni ufficiali tedeschi, il sig. Colonnello Comandante il presidio e l’’ufficiale interprete.
L’ufficiale tedesco più elevato fece dire che era stato obbligato a prendere i provvedimenti adottati allo scopo di evitare che per l’armistizio concluso dall’Italia le truppe italiane prendessero le armi contro i tedeschi.
A richiesta di restituire le pistole agli ufficiali italiani l’ufficiale tedesco rispose subito di sì poi subito dopo soggiunse che la cosa sarebbe stata esaminata favorevolmente. Ha anche soggiunto che chi voleva combattere contro gli inglesi poteva arruolarsi con le truppe tedesche al che il sig. Colonnello Comandante il presidio rispose energicamente che il modo col quale ci trattavano non era il più adatto ad ottenere, caso mai, tale scopo.
Nel tentativo di difesa della caserma si lamentano le seguenti perdite: fra gli ufficiali 1 S. Tenente ferito leggermente; fra la truppa: n. 3 caduti n. 1 ferito gravissimo, n. 7 feriti. Mentre i feriti erano stai portati in infermeria alle cure degli ufficiali medici del Deposito, soltanto verso le 5 potei ottenere il permesso di togliere i caduti dal luogo ove si trovavano per farli trasportare all’infermeria.
I locali degli uffici sono stati messi a soqquadro e gravissimi sono i danni ad essi arrecati. Si lamenta fra l’altro: la rottura dei telefoni, l’asportazione di 1 apparecchio radio all’ufficio del Comandante, nonché la rottura di armadi stipi ecc.
Altrettanto gravi sono i danni arrecati alle camerate dove sono state sfondate le porte dei ripostigli, magazzini, ecc.
Si lamentano inoltre sottrazioni di oggetti di casermaggio e di indumenti personali (coperte e lenzuola, calze, ecc.) nonché di un imprecisato numero di cose tolte dalle valigie dei militari.
Fino a questo momento si lamenta l’asportazione della caserma di 2 autocarri, di tutte le autovetture e di alcune motociclette.
Non è possibile verificare ora i danni subiti dalla caserma perché fino ad ora non è stato consentito a nessuno degli ufficiali la libera circolazione nella caserma.
Ad ogni modo da quanto è stato possibile vedere da 2 ufficiali che hanno potuto circolare nella caserma assieme ad 1 ufficiale tedesco i danni sono ingenti.
Quanto sopra riguarda gli avvenimenti sino alle ore 6,30.
Prego codesto Comando di interessarsi presso il Comando tedesco affinché mi sia possibile al più presto inquadrare i reparti con i loro ufficiali e disporre per le operazioni più urgenti quali: trasporto dei feriti all’ospedale, trasporto dei caduti al nosocomio, incetta di viveri, confezione del rancio e delle mense, sistemazione della caserma, pulizia e riattivazione degli uffici più importanti, almeno parziale.

Il Comandante Interinale
delle Truppe al Deposito
(Ten. Col. Italo Lupi)

Da “RS-Ricerche Storiche” n.20-21, 1973 pp. 121-124