«Non è inutile ricordarlo: noi siamo colpiti per ciò che siamo, anche quando, peraltro, siamo tentati di rinnegare il nostro essere. Non è neanche a causa del colore della nostra pelle: è identica a quella dei popoli maggioritari fra i quali viviamo. E’ il nostro essere che è in questione, e non il nostro fare nè la nostra apparenza. Gli avvenimenti della guerra sono stati per molti ebrei che non si consideravano ebrei la rivelazione del loro ebraismo. Essi l’avevano sempre negato, e questo essere fondamentale che portavano in se stessi gli è stato improvvisamente rivelato». (Vladimir Jankelevitch, L’ebraismo, problema interiore)

a – Moisè Biniamin Foà. Ebbe l’eccezionale privilegio di poter abitare fuori dal ghetto in una sua Villa all’Ospizio. Si potè fregiare di vari titoli: Bibliotecario del duca Francesco III, Primo dei banchieri della Serenissima ducal camera, Tipografo dell’Università.
Il suo Catalogo bibliografico del 1786 presentava 5.500 titoli, metà dei quali in lingua francese, diversi di libri antichi e rari. Viaggiava per l’Europa in tutta libertà.

b – Ulderico Levi. Finanziò l’acquedotto civico di Reggio. Coi fratelli Roberto e Arnoldo, contribuì all’edificazione del teatro Ariosto e all’abbattimento delle antiche mura cittadine. Fu senatore del Regno.

c – Margherita Levi. Sposò il barone Alberto Franchetti, musicista. Dalla loro unione nacque Raimondo jr., il famoso esploratore morto in Africa nel 1935.