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Nel settembre 1943, con il rovesciamento delle alleanze, i militari italiani si ritrovarono nemici degli ex alleati tedeschi. Salvo quelli che accettarono di affiancarsi ai nazisti e confluire nell’esercito della neonata repubblica di Salò, più di 600mila soldati italiani furono deportati in Germania e poterono rientrare in patria solo dopo la fine della guerra. In breve tempo si ritrovarono agli ultimi gradini di una scala definita in base a criteri politici, economici, razziali: dopo l’armistizio di Cassibile dell’8 settembre, che i tedeschi considerarono un “tradimento”, i militari italiani, chiamati sprezzantemente “Badoglios”, subirono infatti molte umilianti punizioni. “Gli internati militari in Germania 1943-1945” di Gabriele Hammermann, edito da “Il Mulino”, che vi consigliamo oggi, è uno degli studi più approfonditi sul tema.

Tra “quelli che dissero No” c’erano anche 7000 reggiani, catturati dall’ex alleato e rinchiusi nei campi di prigionia. Le loro storie saranno raccontate nella mostra “I soldati che dissero di No”, nella Sinagoga di Reggio Emilia, dal 14 al 5 febbraio.

Per info: https://www.istoreco.re.it/index.php?page=2934&lang=ITA

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Lo consigliamo perché…

Basato su una ricerca vastissima condotta in archivi italiani e tedeschi, nonch su memorie e interviste dirette ai reduci, questo volume si presenta come la pi completa e approfondita descrizione mai tentata sinora dell’esperienza degli Imi, gli internati militari italiani in Germania. Il libro ricostruisce sia l’atteggiamento tedesco verso gli Imi, in particolare le direttive per il loro sfruttamento come forza lavoro nell’industria bellica, sia le condizioni materiali di vita e di lavoro che ne segnarono la prigionia, dalla caduta di Mussolini al rientro in patria.

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