Vicende sconosciute del dopoguerra che hanno come protagonisti madri e partigiani, ma soprattutto bambini. La storia dei bimbi inviati dalle famiglie povere, in particolare quelle del Sud, nell’imediato dopoguerra ci racconta della solidarietà tra le famiglie italiane nonstante la distruzione della seconda guerra mondiale appena conclusa. “Il sapore del pane”, romanzo illustrato da Giacomo Nanni, edito da Zoolibri, racconta l’autobiografia di Daniele Granatelli, di Lodi, che a soli quattro anni fu affidato ad una famiglia di Massenzatico, nei pressi di Reggio Emilia.

 

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Pubblicato già qualche anno fa come libro per adulti dalla casa editrice Terre di Mezzo (aggiudicandosi nel 2003 il premio Pieve-Banca di Toscana), il testo autobiografico di Daniele Granatelli esce ora in una nuova veste editoriale per ZOOlibri, adattandosi al pubblico dei più giovani grazie all’intervento di Giuseppe Zironi. E nonostante l’adattamento (o forse proprio grazie a questo, chi può dirlo), l’intensa emotività del racconto traspare in tutta la sua purezza, coinvolgendo il lettore come solo le storie veramente vissute sanno fare. Il sapore del pane, infatti, è la storia di Daniele Granatelli che, come tanti altri bambini, è stato vittima della miseria al tempo della seconda guerra mondiale. È stato per la povertà che la madre ha scelto di allontanarlo da sé e mandarlo al sicuro in campagna, grazie all’aiuto dei partigiani. Qui ha potuto crescere sano e forte, a contatto con quella dolce rudezza dei contadini che sanno esprimere il loro affetto anche senza le parole. Ma l’amore verso la nuova famiglia non servì a calmare il dolore straziante di una madre lontana e la paura di essere abbandonato.

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Lo consigliamo perché…

È vero pathos quello che si prova leggendo il racconto, così intenso ma delicato, proprio come il sapore del pane. Il testo si accompagna alle sbalorditive tavole di Giacomo Nanni, che, con pochissimi colori (rosso, grigio, bianco e nero), illustrano pagina per pagina le vicende di Daniele e si fanno esse stesse narrazione, come in un fumetto. Il suo è uno stile davvero minimalista: bastano pochi tratti, pochi particolari (sempre azzeccatissimi), per ricostruire ambientazioni e stati d’animo. E sono soprattutto le emozioni a far da padrone nelle illustrazioni, a cominciare dal senso di fragilità e impotenza infantile, comunicatoci attraverso le minuscole dimensioni di Daniele (che addirittura sembra scomparire a confronto della mamma o del partigiano), fino ad arrivare all’impazienza del bambino di ritrovare la mamma, tradotto nell’immagine del treno i cui finestrini diventano lettere che arrivano veloci a destinazione. Un albo davvero meraviglioso, intenso e commovente.

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