Continuano i mercoledì di apertura serale della biblioteca di Istoreco, con spettacoli e presentazioni uniti alla possibilità di fruire della struttura. Dopo l’esordio dedicato a Gramsci, mercoledì 26 giugno si parlerà della storia di Villa Cucchi.

Stefano Raspini leggerà e declamerà “Villa Cucchi, La Villetta Ottobre 1944-Marzo 1945”, soggetto e sceneggiatura di Glauco Bertani, lettura e adattamento teatrale di Stefano Raspini. L’appuntamento è alle 20.45 per la lettura scenica di un testo ispirato ad uno dei luoghi più cupi della storia del ‘900 reggiano.

Villa Cucchi, in viale Franchetti a Reggio Emilia, fu uno dei luoghi di tortura più terribili del regime fascista, in cui operarono gli agenti dell’Ufficio Politico investigativo (UPI), una sezione della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR). L’UPI di Reggio Emilia era già attivo nel novembre-dicembre del 1943 al comando del capitano Cesare Pilati. Gli uffici avevano sede in Viale Timavo presso la caserma “Mussolini” e disponevano, per compiere gli interrogatori, del Carcere dei Servi. Nei mesi successivi, gli uomini dell’UPI andarono alla ricerca di un luogo ancor più appartato, per poter svolgere la loro attività criminale con maggior riservatezza e sicurezza. Villa Cucchi fece al caso loro. Negli ultimi giorni di settembre del 1944, il comando provinciale della GNR occupò la villa e il 14 ottobre il capo della provincia Almo Vandelli ne ordinò la requisizione. La direzione dell’UPI fu affidata al maggiore Attilio Tesei, che si incaricò di accentuare ulteriormente la ferocia degli interrogatori.


“Il male non è un bastardo / non esiste il male / dopo che il male è esistito/ ovvero se esiste il male dopo / è lo stesso male che colpisce / chi il male l’ha concepito. / Il male ha un padre che nasce senza madre / un figlio naturale che si può solo rinnegare”.

(Stefano Raspini)


Dal testo:

“RITORNEREMO” scrissero i fascisti quando a calci in culo furono cacciati. Tornando nella propria casa dopo un periodo di trasferimento forzato a Quattro Castella, il principe del foro Alessandro Cucchi, ritrova la sua bella casa – fatta progettare dall’architetto che disegnò il Vittoriale di D’Annunzio per darla in dono alla sua sposa la bella Evangelina – deturpata, saccheggiata e violentemente condannata.

Torneremo

Quando in ciel si andrà col remo
Con le ali in fondo al mare
Quando i buoi saprà ragliare
Quando invece del buon vino

Tracannar vedremo la gente piombo fuso e fuoco

ardente
TORNEREMO

FORSE ALLORA TORNEREMO!