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Data e Ora
Prenotazione per il giorno: 25/04/2022 - 26/04/2022 alle: 11:00 - 12:00

Luogo
Palazzo Sartoretti

Sarà un 25 aprile dedicato alle memorie della Resistenza, ma non solo, quello allestito dal Comune di Reggiolo nel 2022 con un programma intenso. Al centro vi saranno anche le figure di tre ebrei, Sauro, Hana e Israel, uniti da un periodo trascorso insieme proprio a Reggiolo e divisi nella sorta: Sauro andrà in montagna, come partigiano, e tornerà nella cittadina reggiana a vivere e a lavorare come medico, Hana e Israel finiranno stritolati dalla macchina di sterminio nazista.

Il lungo ciclo di eventi, che prenderà il via lunedì 25 aprile, si concluderà martedì 26 aprile.

Lunedì 25 aprile alle 11 a Reggiolo, in via Matteotti e davanti a palazzo Sartoretti, ci sarà l’inaugurazione della “Targa d’Inciampo” davanti al luogo di internamento e della insegna commemorativa sui muri del Municipio alla presenza dei nipoti delle famiglie Hirschhorn e Rottenstreich.

Martedì 26 aprile alle 10.30 in via Matteotti sarà poi il momento della posa di una Pietra di Inciampo in memoria degli ebrei “reggiolesi”, alla presenza di una rappresentanza dei ragazzi dell’istituto comprensivo locale, delle famiglie, di Istoreco e del presidente della Fondazione Fossoli, l’onorevole Pierluigi Castagnetti.

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LA STORIA E IL LIBRO

Sono incastri che per certi versi fanno venire i brividi, letti con gli occhi di oggi, quelli ora raccolti nel volume “Sauro, Hana e Israel a Reggiolo”, voluto dal Comune e curato dall’istituto storico Istoreco, da Matthias Durchfeld, con i testi di Alex Grulli, Antonio Zambonelli e dello stesso Durchfeld. Il libro è stato stampato per l’anniversario della Liberazione.

I protagonisti sono tre. Il dottor Sauro, appunto, ebreo nato in quella che un tempo era la Galizia polacca, poi diventata Ucraina, poi spartita fra le potenze mondiali. Giunge a Bologna, lì completa gli studi, diventa medico. Vi è poi una coppia, Hana Tempel e Israel Hirschhorn, anche loro originari della Galizia. Emigrati in Germania, devono fuggire nel 1938, quando partono le prime espulsioni. Riescono a mandare i loro tre figli Rosa (16 anni), Josef (12) e Sonja-Bella (10) in Gran Bretagna, dove il governo decide di accogliere migliaia di minori ebrei non accompagnati. Ma non le loro famiglie. I due adulti fuggono a Milano, vengono catturati nel 1940, inviati nel campo di prigionia di Ferramonti di Tarsia, in provincia di Cosenza. Da lì, vengono mandati a Reggiolo nel settembre nel 1941. Nel paese reggiano trovano anche Sauro, tutti e tre alloggiano all’Albergo Posta, equivalente all’attuale civico 12 di via Matteotti. Lì passano quasi due anni, dal 1941 al 1943, prima di essere definitivamente divisi. Arrivano l’8 settembre 1943, l’armistizio, la Repubblica Sociale mussoliniana, le truppe naziste occupano l’Italia, le leggi razziali promulgate nel 1938 diventano una condanna a morte per gli ebrei che vengono catturati. Per loro, c’è la deportazione nei campi dello sterminio. Sauro, avvisato da un amico reggiolese, scappa in montagna e si unisce alle brigate partigiane; il personale medico è preziosissimo.

Israel e Hana, che si sono tenuti in contatto con i figli e in quei mesi gioiscono alla notizia che la figlia Rosa si sposerà e diventerà mamma. Non cercando di andarsene, rimangono al Posta. L’8 dicembre 1943 i carabinieri li arrestano, li rinchiudono nel carcere giudiziario San Tommaso di Reggio; da lì vengono trasferiti nell’ex Villa-Casino Nobili a Cavazzoli, usato come luogo di detenzione. Da lì in avanti, la cadenza è fatale. Il 16 febbraio vengono caricati a Fossoli, vicino a Carpi, il campo di smistamento verso la Germania e verso Auschwitz-Birkenau. Il 22 febbraio, assieme ad altri 650 ebrei italiani – fra cui Primo Levi, a cui si deve il racconto del massacrante viaggio, e una decina di abitanti di Reggio oggi ricordati da pietre d’inciampo – salgono su un treno di dodici vagoni, diretto in Polonia, al campo di stermino di Auschwitz-Birkenau, il più noto e macabro dei simboli della politica nazista di eliminazione sistematica degli ebrei. Il convoglio arriva a destinazione il 26 febbraio 1944. Hana finisce subito nelle camere a gas, Israel viene sfruttato come schiavo per alcuni mesi, sino all’ottobre 1944, quando muore. Aveva 46 anni, la moglie 47. Nel maggio 1944, senza saperlo, era diventato nonno, Rosa a Londra aveva partorito Michael, la loro famiglia continuava a vivere.

A proposito di famiglie, i decenni dopo la guerra regaleranno sorprese al dottor Sauro. Comandante partigiano nella zona di Civago, vive tutti i difficilissimi mesi che seguono la caduta della Repubblica di Montefiorino e decide poi di passare oltre l’Appennino, nella zona toscana già liberata, ad attendere la fine del conflitto. Nel 1945 torna a Reggiolo e si fidanza con Dea Rossi, che diventerà sua moglie. Inizia a lavorare come libero professionista, curando molti reggiolesi, come ricorda l’attuale vicesindaco Franco Albinelli nella sua prefazione. Nei primi anni ’60, la sorpresa più bella e imprevista. A Riccione, la figlia Siva gioca sulla spiaggia con un bimbo tedesco. La vicina di ombrellone del piccolo si chiama Sara, Sara Rottenstreich. La mamma, Sima, è una cugina di Sauro. Le emozioni non finiscono: Sima rivela al medico che il fratello Imec, che Sauro credeva morto ad Auschwitz, è sopravvissuto al campo, vive a Tel Aviv. Dopo telefonate e lettere, si ritrovano a Venezia, dopo oltre vent’anni. Incroci difficili da immaginare, tutti passati dall’Albergo Posta a Reggiolo.

IL PODCAST DI VERA PAGGI SULLA STORIA

Ascolta “Gli ebrei di Reggiolo tra Resistenza e Shoa” su Spreaker.