Indagine storica sul decentramento amministrativo a Reggio Emilia

Antonio Canovi, Lorenzo Reggiani
dalla Prefazione del ViceSindaco Claudio Tancredi

Quando, oltre quarant’anni fa, fu approvato dal Consiglio Comunale il primo documento che riconosceva la necessità di dare alla città un più ampio respiro democratico, attraverso una riflessione per rispondere alle nuove esigenze sociologiche, urbanistiche e amministrative di una città in profondo cambiamento, si avviava un percorso complesso ma di straordinaria ricchezza di cui questa ricerca vuole essere un momento di riflessione per l’intera comunità reggiana.
All’inizio degli anni sessanta Reggio Emilia era un Comune di meno di 120.000 abitanti, ma già fortemente immerso nelle dinamiche di trasformazione di quelli che sono stati definiti gli anni del” boom”, segnati da un elevato tasso di mobilità sociale in cui si modificava fortemente il secolare rapporto centro-periferia. La città si allargava, la vita sociale aumentava la propria complessità, si avvertiva sempre di più il bisogno di un maggior coinvolgimento del cittadino all’interno dei processi di scelta politica.
Sono gli anni in cui l’Emilia si pone come punto di riferimento proprio nella riflessione sui temi della democrazia condivisa : una tematica trasversale agli schieramenti di quegli anni, se è vero che già nel 1956 Giuseppe Dossetti, candidato a Bologna contro Giuseppe Dozza, promosse la redazione di quel “Libro bianco” in cui si prospettava un decentramento nei quartieri degli uffici pubblici come servizio di quella democrazia partecipata che Dossetti sosteneva.
Certamente il percorso del processo di decentramento non fu lineare: a Reggio come in altre realtà urbane l’opposizione del potere centrale statale e l’incertezza legislativa furono elementi di freno alla risoluzione del problema. Non impedirono però che i quartieri prima e le circoscrizioni poi divenissero il luogo di un dibattito vivo e aperto.
E’ infatti di grande attualità e interesse verificare come le tematiche ancora oggi sul tappeto (la rappresentanza, il rapporto centro-periferia, il ruolo delle forze politiche organizzate sul territorio) fossero già ben presenti sia negli organi centrali (Consiglio e Giunta Comunale) quanto in quelli periferici (Consigli di Quartiere prima e di Circoscrizione poi) come oggetto di confronto e democratica contesa.
Certamente riflettere oggi sul tema del decentramento impone una rimessa in discussione di buona parte delle posizioni e dei punti di vista in precedenza consolidati. La città del nuovo millennio deve affrontare sfide di grande complessità, ma può farlo forte di una tradizione di dibattito e partecipazione di grande ricchezza.
In questo senso credo che l’approvazione, nello scorso anno, del nuovo Statuto Comunale e la realizzazione di una bozza già avanzata di Regolamento relativo proprio alle Circoscrizioni siano due punti fermi su cui costruire nuove prospettive positive sul piano della valorizzazione del ruolo democratico del cittadino nella nostra comunità.
L’affermazione dell’articolazione fondamentale del Comune in Circoscrizioni quali organismi di partecipazione, di gestione dei servizi di base nonchè di esercizio delle funzioni delegate dal Comune (art.81.1), realizza un sistema di valutazione in grado di cogliere le trasformazioni del corpo sociale reggiano e di confrontarsi positivamente con esse. Il dibattito che dovrà proseguire nella prossima legislatura su nodi importanti quali le deleghe, le competenze, il rapporto fra diritti e doveri, il riconoscimento del ruolo di cittadini non originari (con relativa concessione di diritto di voto attivo/passivo) dovrà prendere atto del percorso storico di una istituzione fortemente investita di richieste e aspettative dalla maggior parte della comunità reggiana.
Si tratterà allora di dimostrare ancora una volta la capacità della nostra città di innovare per rispondere ai nuovi bisogni, ma nella fedeltà ai principi di uguaglianza e solidarietà che sono parte inscindibile della sua identità.
Questa ricerca, che riconosce anche con sincera gratitudine il ruolo di tanti cittadini negli organismi democratici decentrati, è un segnale di riferimento per proseguire verso nuove e più adeguate risposte al bisogno di partecipazione e di condivisione delle scelte che sono le radici più sincere della democrazia.