Se… dovunque il fascismo è la controrivoluzione di una rivoluzione che non c’è stata… a Reggio è la controviolenza di una violenza che non ci fu”

(G. Zibordi, Interpellanza alla Camera sull’ordine pubblico a Reggio, febbraio 1921)

La Giustizia, 10 aprile 1921. Emeroteca Biblioteca Panizzi

La violenza squadrista in provincia di Reggio Emilia fu come un’ondata nera che salì dalla pianura verso la città dove realizzò, l’8 aprile 1921, il salto decisivo di qualità. Devastare la Camera del Lavoro guidata dal riformista Arturo Bellelli e la sede e la tipografia de “La Giustizia” diretta da Camillo Prampolini e Giovanni Zibordi, che predicavano pace e combattevano il metodo insurrezionale e il bolscevismo, fu decisivo nell’attacco generalizzato alla politica democratica reggiana.

Nel giro di pochi mesi le azioni squadriste, realizzate con strategia e organizzazione paramilitare, distrussero progressivamente l’organizzazione socialista nel reggiano (dalle 376 Leghe del 1920 ne rimanevano solo 59 nel 1922 con un relativo crollo degli iscritti da 31.311 a 5.148).

 

 

 


Una breve cronologia della violenza fascista nei primi mesi del 1921:

A Correggio nella giornata del 31 dicembre 1920 i socialisti Agostino Zaccarelli e Mario Gasparini furono uccisi da fascisti giunti da Carpi. Furono le prime vittime dello squadrismo in terra reggiana.

Sant’Ilario d’Enza 27 febbraio 1921: per festeggiare la costituzione del Fascio locale, affluirono in paese fascisti da Reggio, Parma, Guastalla, dopo aver assediato il Municipio venne assalita la locale Cooperativa di Consumo (e Casa del Popolo) che fu devastata e incendiata. Rimase ferito gravemente (morendo qualche settimana dopo) il comandante dei Vigili del Fuoco di Reggio Emilia, ing. Carlo Caffarri, venne arrestato il sindaco e si registrarono oltre 50 feriti. A Reggio Emilia fu indetto uno sciopero generale.

Cooperativa di Consumo di Sant’Ilario d’Enza, 1910. Fototeca del Comune di Sant’Ilario

 

 

Il 14 marzo 1921 una delegazione fascista con a capo il segretario del Fascio M.L. Lari, incontrò l’on. Zibordi per intimargli ufficialmente di smentire la sua relazione sull’ordine pubblico a Reggio fatta in Parlamento (in cui aveva denunciato il clima di violenza diffuso dagli squadristi in città e provincia) e di intervenire immediatamente presso il Prefetto per la revoca dei provvedimenti relativi al trasferimento, per sospetto favoreggiamento agli squadristi, del capitano dei Carabinieri Cazzaroli (il figlio, ex volontario fiumano, faceva parte delle squadre d’azione) e del vice commissario Marca. Minacciandolo altrimenti di applicare nei suoi confronti la legge del “occhio per occhio”, cercarono di convincerlo a lasciare a sua volta la città. Zibordi si rifiutò promettendo solo di mantenere il proprio impegno per una pacificazione.

Attorno alla sede de “La Giustizia”, dove era avvenuto l’incontro, si erano radunati gruppi di fascisti che, nonostante la presenza di agenti di polizia, intercettarono Zibordi e Prampolini, e li seguirono fino a via Porta Brennone dove quest’ultimo abitava. I due deputati, assaliti da alcuni fascisti, ebbero giusto il tempo di richiudersi il portone d’ingresso alle spalle prima che venissero esplosi tre colpi d’arma da fuoco che andarono a vuoto.

La Giustizia. 20 marzo 1921. Emeroteca Biblioteca Panizzi

La casa fu circondata per qualche ora, poi gli squadristi si dispersero per le vie cittadine intonando il canto dedicato a Zibordi, ormai messo al bando per il suo rifiuto di aderire alle richieste del fascio reggiano:

Saluti tantissimi
Zibordi se ne va
mai più ritornerà.
I socialisti piangono
perché lo voglion qui
ma il fascio vuole così!

 

 

Sono i mesi in cui si avviarono trattative ufficiali per arrivare ad un patto di pacificazione fra socialisti e fascisti, ma intanto le violenze proseguivano.

Zibordi e Prampolini, primavera 1916. Fototeca Biblioteca Panizzi

Il 28 marzo a Fabbrico avvennero disordini provocati da camicie nere che devastarono la Cooperativa di Consumo, il 31 fu firmato un Concordato tra Amministrazione socialista, le organizzazioni operaie di Fabbrico e il Fascio locale per realizzare un Ufficio di collocamento paritario ed evitare ogni ulteriore scontro fra le parti.

Il 30 marzo fu perquisita e danneggiata la Cooperativa di Villa San Maurizio.

Il 31 a Rolo, dove si festeggiava il neonato Fascio locale, squadristi di Carpi assalirono l’ex sindaco Camurri e il segretario delle Leghe di Novi Gasparini.

Il 2 aprile 1921 le schiere fasciste erano accorse alla stazione di Reggio per salutare la breve sosta di Benito Mussolini che, diretto a Bologna per il Convegno dei Fasci, aveva salutato i presenti incontrando lo squadrista Giacomo Iori, ferito pochi giorni prima in uno scontro con socialisti.

Il 3 aprile si radunarono a Novellara camicie nere anche di Rio Saliceto e Campagnola per attuare una rappresaglia dopo l’aggressione notturna a due squadristi locali: vennero assalite e devastate la Cooperativa di consumo e l’Ufficio di collocamento. I fascisti reggiani, al ritorno dalla “gita” (come la definì la stampa fascista) si fermarono a Bagnolo per farsi consegnare dal banconiere della locale Cooperativa tre bandiere che vennero poi date alle fiamme in Piazza Cesare Battisti (già Piazza del Monte) nel centro della città.

Il 4 aprile il prefetto Boniburini, accusato dai fascisti di essere “troppo ligio agli ordini di Roma e al tempo stesso troppo timoroso delle autorità rosse che lo attorniavano” venne sostituito dal Roberto Berti, già prefetto a Pavia.

Il 5 aprile l’amministrazione socialista di Correggio rassegnò le dimissioni, essendo ormai impossibile ogni attività politica sotto la minaccia della violenza.

Il 6 aprile a Guastalla, dopo un comizio dei sindacati nazionali fu issato il Tricolore sulla Torre civica mentre alcuni squadristi assalirono nel suo studio l’avv. Adelmo Sichel, presidente della Provincia (nel gennaio gli squadristi avevano già interrotto con urla e violenze una seduta del Consiglio).

La Giustizia, 10 aprile 1921.Emeroteca Biblioteca Panizzi

Il 7 aprile venne pubblicato sulla stampa il testo del Decreto che scioglieva la Camera dei deputati indicendo nuove elezioni per il 15 maggio (alle quali il Partito socialista avrebbe deciso di non partecipare vista la situazione dell’ordine pubblico nazionale).

Entro il mese di aprile furono sciolte – con la nomina di un Commissario prefettizio – le amministrazioni socialiste dei comuni di Sant’Ilario, Rolo, Rio Saliceto, Correggio, Fabbrico, Guastalla, Campagnola, San Martino in Rio.

 

 

 

 

 

La Giustizia, 15 maggio 1921.Emeroteca Biblioteca Panizzi

Il Giornale di Reggio, 13 maggio 1921. Emeroteca Biblioteca Panizzi

Considerata l’impossibilità di svolgere qualsiasi azione politica, essendo a rischio l’incolumità di sindaco, assessori e consiglieri, la Giunta e il Consiglio di Reggio rassegnarono le dimissioni e il 13 maggio 1921 si insedia un Commissario Prefettizio.

Finiva così la vita democratica a Reggio Emilia.