Il 20 aprile 1945, il partigiano Bruno Veloci, 24enne di Sant’Ilario d’Enza, moriva al campo Gusen 2, parte del complesso di Mauthausen. Un resistente reggiano morto per aver lottato per le sue idee antifasciste. Morto non nella sua terra, ma prigioniero a centinaia di km di distanza. Nel 2018 lo abbiamo ricordato posando una pietra d’inciampo davanti alla sua abitazione a Sant’Ilario, durante la preparazione del Viaggio della Memoria.

ECCO LA SUA STORIA:

Bruno Veloci, nasce a Sant’Ilario d’Enza il 26 dicembre 1921 in via Emilia 76 (attuale via Roma 20); figlio di Umberto Veloci e Orsola Colla, prende parte alle azioni di sabotaggio e alle azioni clandestine antifasciste del settembre ‘43. Per questo è stato arrestato come oppositore politico.


Ragazzo intraprendente, in gioventù si dedica alla sua passione per la musica entrando nella banda del paese con sassofono contralto e clarinetto piccolo dopo essersi imposto tra i miglior del corso musicale locale. Una volta terminati gli studi segue i genitori nella professione di sarto.
Nel settembre del 1943 aderisce alla 77esima brigata delle squadre di azione partigiana santilariese con l’amico Remo Bertani.
Insieme a Remo, durante i rastrellamenti del novembre del ‘44, viene convocato alla sede delle SD di Parma. I due amici vi si recano e vengono arrestati. È il 7 gennaio 1945.
Partito da Parma, il 20 gennaio dello stesso anno arriva al campo di Bolzano; poco dopo, il 1 febbraio viene deportato a Mauthausen per custodia protettiva e infine trasferito al campo adiacente di Gusen 2 il 24 febbraio.
Qui muore in data 24 aprile 1945, a soli 23 anni. La causa del decesso è tutt’oggi incerta, tuttavia alcune fonti, tra cui quella del testimone Arnaldo Bocconi, parlano di una morte violenta.

Attraverso la storia di Bruno Veloci abbiamo toccato con mano il vero significato di “fare memoria”, analizzando la vita di Bruno nei più specifici dettagli e ricordandolo non solo come uno dei tantissimi deportati politici ma come un giovane ragazzo con le sue passioni, i suoi ideali, una famiglia, amici, insomma con una vita comune. È quindi diventato per noi importante andare oltre le date e gli eventi storici per concentrarci sulla vita di coloro che hanno combattuto per la libertà.

Beatrice Bigliardi, Gloria Copellini, Emma Gabbi – Istituto superiore D’Arzo di Montecchio Emilia.